il Sharda Giro di Sardegna 2022

Una  carovana multicolorata, questo è il giro di Sardegna, cosa può essere alquanto bello quanto una marea di ciclisti?, sicuramente un’altra marea di ciclisti, la bici è quello strumento che ti entra nel cuore e ti rende libero , libero di soffrire quanto decidi tu ma sicuramente di piu’ di quanto tu possa immaginarti, la bici ti rafforza e ti aiuta a superare ostacoli fisici e mentali, ti aiuta a raggiungere i tuoi livelli massimi, ti aiuta a spostare l’asticella sempre più in alto, la bici è come la vita, nuda e cruda, bella e brutta.

Nuovo giro nuova corsa, quest’anno sono riuscito a partecipare al giro di Sardegna, cosa che non ero riuscito a fare l’anno scorso per i soliti problemi d’ufficio, con me anche FuFu e il Divino alla prima esperienza, completano la squadra l’Alberto e un certo Pier Grisù prossimo M7, diretti magistralmente  dallo schiavista e sfruttatore senza scrupoli Lucignolo (per qualcuno anche nostro datore di lavoro), a capo di tutto questo comunque c’è un certo Merlino mago, uno tosto tosto, ne ha per tutto e per tutti, ma se lo può permettere, la sua esperienza in merito a pochi eguali.

Eravamo pronti a lavorare ma non così tanto e in così tanti ruoli, non che la cosa ci abbia preoccupato più di tanto, siamo una bella macchina da guerra, pronti a tutto e di più, il tutto condito da sorrisi e goliardia, non che non abbiamo difetti ma la percentuale dei pregi e nettamente superiore ai difetti ma senza quelli non vai da nessuna parte, i sani difetti sono vitamina in determinati casi.

La nostra forza è nel risolvere gli imprevisti e supportarci e sopportarci, non sempre ci riusciamo ma anche in questi momenti diamo il meglio, e se poi ci si mette anche Lucifero le cose possono rischiare di capitolare,  lo schiavista lo fa con noi ma anche con se stesso, lavora a ritmi sovraumana dalla mattina alla sera e questo lo porta a sbagliare in alcuni atteggiamenti nei nostri confronti, uno di questi giorni verrà papinato severamente per alcune sue reazioni inopportune, Lucignolo lavora 24 su 24 ore sino allo sfinimento, poi o crolla dal sonno oppure svalvola contro chi non dovrebbe, questo per rispetto e anche senzaperchè non c’è nessun motivo valido, lui è fatto così, quando ha qualcosa dentro si sfoga a torto con le persone sbagliate, non sarebbe Lucignolo se non fosse così, alla fine lo abbiamo anche ringraziato per questa esperienza, lui è  il nostro carceriere altro che datore di lavoro, abbiamo beccato la sindrome da rapimento e custodia, ci   hai  trattato come muli e schiavi ma ci ha fatto vivere un’esperienza fatta di mille sfaccettature e di tanti colori, quasi tutti pastello, le carovane e le organizzazioni a qualsiasi livello vivono e si sostengono con le stesse gerarchie famigliari, non può che essere così, non puoi affrontare una settimana come questa sperando di goderti la location come se fossi in vacanza, o pensare che non devi saltare la colazione o il pranzo a discapito dell’interesse dei ciclisti e della manifestazione, o se lo pensi sei di disturbo per la qualità della famiglia.

Di Guido c’è nè uno, pieno di pregi ,con un unico neo, il figlio che è Lucignolo, un uomo tutto d’un pezzo che non fa che perderne un po’ ogni tanto con cadute rocambolesche, stramirari acuta e incoscienza giovanile lo porta a essere un po’ a rischio della sua stessa incolumità, anche lui tassello fondamentale e per molti versi insostituibile, fa piu del suo, anche la figlia risulterà speciale, ma di lei ne parlo dopo.

Anche Silvy partecipa al giro, in doppia veste, da ciclista accompagnatrice e da “fenicottero rosa”, una nobile causa che nel mese giugno la porterà a compiere il giro di Sardegna insieme ad altre sei magnifiche ragazze, tutte loro hanno avuto la sfortuna di contrarre una brutta malattia , l’hanno combattuta e sono rinate più di prima e questa manifestazione lo dimostrerà, la nobile causa che coinvolgerà le ormai famosissime ” Pink Flamingos”, sensibilizzando gli altri con l’uso della bici di cui hanno dovuto imparare a pedalare per raccogliere dei fondi da destinare a strutture e strumenti oncologici.

Rosario Poli uno di Noi, non è mai bello lasciare questo benedetto mondo, non c’è un modo migliore dell’altro, lui se ne andato durante la gara, un infarto gli è stato fatale, anche nella sua ultima gara ha lasciato un segnale di altruismo cedendo la sua camera d’aria ad un ciclista , non lo conoscevo ma la dignità dei suoi cari e dei sui amici ad affrontare questo grave lutto è lì a dimostrare che era un grande uomo.

È impossibile che un’esperienza di questo tipo non ti lasci nuove amicizie e tanti bei ricordi, se il trono sul podio se lo è preso il mitico Costanzo Andrea che non è nipote di Maurizio e di Maria, quello speciale della critica lo hanno preso i nonnetti terribili, il Caucci Luciano da Roma e dintorni con Donna Rossana Clara Porroni, splendido esempio di vita vissuta, che ancora continua con quella vivacità che molti giovani smarriscono o che non hanno mai trovato, bellissimi e simpaticissimi.

Ho potuto notare con molto dispiacere l’assenza e il coinvolgimento dei bambini ad una manifestazione come il giro di Sardegna?, Eppure è così, a nessuna delle tante partenze gli ho visti, non so il perché ma è stata una delusione, loro sono l’anima di tutti sport, la valanga multicolorata dei ciclisti si sarebbe meritata una cornice di bambini gioiosi alla partenza .

Prima tappa, c’è da oliare i meccanismi, troppi comandano e molti guardano, non funziona così, ognuno deve sapere quello che c’è da fare e se è da fare insieme, a volte uno in più è proprio in più.                           Se una fune sta a destra e una a sinistra ci sarà un motivo, per qualcuno non è così, meno male che Il vento in Sardegna difficilmente cambia direzione, niente di più sbagliato, in Sardegna è ballerino quanto le balere emiliane, ma sul serio qualcuno pensava che non sappiamo montare un arco?, qualcuno ci ha messo rimedio, nonostante la ruggine del primo giorno tutto procede secondo i termini e i modi previsti

Pensavamo di dover gestire solo le attrezzature ed invece lo schiavista ci imbarca su una macchina e  ci ritroviamo su quella “inizio gara”, niente di più facile per gente che non lo aveva mai fatto, alla guida il Divino non ha rivali, il resto lo fanno i segnali posti dall’organizzazione, nonostante la totale inesperienza nel farlo le nostre conoscenze in merito ci hanno aiutato e tutto è andato per il meglio, la poca abitudine dei sardi alle manifestazioni di ciclismo a volte comporta delle vere e proprie battaglie per far capire che se attendono un pò non succede poi chissà che.

Ognuno di Noi ha affrontato la nuova esperienza con furore ,  chi nell’auto inizio gara, chi in quella fine gara, chi in quella della bolla e chi nel furgone scopa, partecipi al cento per cento , divertiti e soddisfatti, naturalmente la nostra giornata non è mai finita, si aspetta che arrivi l’ultimo partecipante e poi c’è da smontare la logistica e questo voleva dire saltare il pranzo, di certo non siamo venuti per sollazzarci nei meandri della sala di un ristorante ma almeno un panino non sarebbe stato male, anche se poi quando gli abbiamo avuti qualcuno ( il Bischero)che non era dipendente di Lucignolo ci ha detto che si rifiutava di mangiare un panino per strada,  dopo aver saltato la colazione in albergo ma gentilmente offerta dal nostro schiavista saltiamo anche il pranzo.

Nel mentre la solidità del nostro gruppo si fa valere, FF dimostra a tutti la sua nell’ambito Inail, il Divino invece ha la flemma stile baronetto inglese, l’Alberto dispensa conoscenze in ogni ambito e Pier sbuffa come il draghetto Grisù che voleva fare il pompiere, Guido, il nostro uomo di esperienza, le tenta tutte per farsi del male, non sempre ci riesce ma quando raggiunge lo scopo lo fa al meglio, squartarata bestiale, coefficiente età produttività altissimo, un mito.

Silvy si occupa di altro, lei sta nei dintorni della cabina di regia, nelle stanze dove a pochi è consentito entrare , (di noi solo FU FU ha potuto sfoggiare la sua parlantina intrattenendosi per ore con le sue note vicende personali), molto importante il suo apporto per il coinvolgimento di atleti in handbike, si spera sia il primo passo per una definizione e un coinvolgimento di atleti che usano le ruote delle bici in numero e in quantità diverse dal solito ma con la medesima passione e costanza.

Mentre pensi che la tua prima giornata sia avviata al meritato riposo ecco l’imprevisto, i motociclisti della scorta mi segnalano che una ragazza brasiliana si è persa nel percorso, con loro c’è la sua compagna di avventura, lei è molto preoccupata e sconvolta da questa situazione, piano piano ma con molta difficolta riusciamo a comunicare, ci facciamo mandare la sua posizione e gli consiglio di non muoversi da li, si ritorna in pista in versione soccorso, si va alla sua ricerca con la compagna sempre più disperata, cerco di sdrammatizzare dicendogli che siamo un’isola e non può andare oltre il mare che ci circonda, essendo un estimatore della lingua portoghese la faccio anche cantare, questo la fa rilassare e con l’ausilio di qualche chiamata telefonica e una benedetta foto di un cartello stradale con km e numero della strada provinciale ove lei si trovava ci tranquillizza che era solo una questione di tempo,  era sana salva  e sorridente a circa 50 km da Budoni, nel punto più lontano possibile. Come primo giorno non ci si poteva aspettare di più, saltata la colazione e il pranzo, aspettiamo la cena.

Come giusto che sia abbiamo un tavolo riservato , talmente riservato che al nostro arrivo era occupato, ci mancava solo questo, io e Pier insieme siamo zolfo che basta strofinarlo per esplodere, FF ha bisogno più di tutti di nutrimento, le sue cellule vanno alimentate quanto prima, considerato anche l’effetto suolo del suo corpo e dei vermi non solitari che lo accompagnano, un altro pò e si andava a mangiare da qualche altra parte, alla fine  siamo stati costretti a chiedere cortesemente a chi usurpava il nostro tavolo lo liberasse alla fine della loro cena, e gentilmente ci è stato concesso, schiavizzati e malnutriti, ma felici e contenti di poterci finalmente sedere per mangiare.

Il primo giorno finisce senza la ninna nanna per addormentarci, non c’è tempo per le chiacchere da social in questo contesto, la sveglia è alle 05.30.

Seconda tappa, è prevista la gara a cronometro, c’è da sostenere i ciclisti in partenza, il predestinato sono io, dopo tutto cosa vuoi che sia, l’ho visto in TV per centinaia di volte, non è semplice e neanche difficile, quelli bravi stanno quasi da soli, quelli meno bravi fanno di tutto per cadere per poi darti la colpa, alla fine su diverse centinaia di partenti solo uno voleva per forza cadere ma non glielo ho consentito, da menzionare l’emozione unica di sostenere Yuri Chechi,  uno dei miti della ginnastica mondiale, lui era uno di quelli che stavano da soli, e vorrei vedere se non ci riuscisse lui, il Bischero ha creato tanta di quella confusione che alla fine ha dovuto abbandonare la sua postazione da primo della classe e andare a presidiare un incrocio che era già stato assegnato, di male in peggio.

La terza tappa invece che darci certezze ci scombussola ancora un’altra volta, lo schiavista cambia ancora le carte in tavola, il nipote di Costanzo ha conquistato la maglia e gli abbisogna eventuale assistenza tecnica e meccanica, anche se il Costanzo non sa neanche cosa voglia dire accetta passivamente tutte queste bellissime attenzioni nei suoi confronti, a dire la verità pariri nasciu e pesau nel ruolo di leader ma non diteglielo alle donne, per questo il divino viene trasferito all’ammiraglia Ajó e io assegnato all’auto inizio gara con alla guida Giorgia Driver.

Giorgia non vorrebbe guidare ma scelgo di stare affianco e non alla guida perché devo stare in contatto con l’auto di Pier e FuFu che non possono staccarsi più di venti minuti da noi, e anche dallo schiavista che costantemente chiede informazioni darle indicazioni sul percorso e stare attenti alle segnalazioni, cosa che lei non avrebbe potuto fare, dopo una ventina di km dalla partenza un motociclista che dovrebbe stare dietro di noi si para davanti ad un incrocio, lui ed un’altra auto ci oscurano la freccia di svolta a sinistra e andiamo dritti, dopo un po’ ci fermiamo in attesa del gruppo che non si vede, il motociclista dotato di radio capisce che siamo in errore e torniamo indietro alla ricerca del gruppo perduto.

Cosa dovrebbe fare il motociclista in questo caso?, Sicuramente aspettarci e riportarci davanti al gruppo, lui invece scappa , chiamo Lucignolo gli spiego il problema e mettendosi in contatto col giudice di gara, il trucco funziona e  mi spediscono una moto con il compito di riportarmi davanti.

Stare davanti come apripista ha i suoi problemi, recuperare posizioni nei confronti di un gruppo però non alquanto facile in una strada aperta al traffico, La Giorgia Driver si appresta a fare un passaggio non proprio semplice, è vero che il motociclista ci scorta ma è anche vero che i nostri primi nemici sono i ciclisti stessi che stentano a capire che dobbiamo stare davanti, tra loro che non ci agevolano e per ben due volte delle auto poste contromano ci fermano a metà sorpasso, con l’aiuto di alcuni ciclisti e della moto al terzo tentativo riusciamo a sorpassare il gruppone.

Nella concitazione non capisco se era il nostro gruppo del Gran Giro o quello del Medio Giro che partita 15 minuti dopo di noi, per un po’ andiamo alla rincorsa di nessuno per poi convincerci che eravamo in linea con la gara, unu casinu mannu.

Tutto rimesso a posto e Giorgia Driver felice per la sua bella e difficile esperienza, non è facile tracciare il percorso ma neanche semplice anticiparlo come prima macchina, il traffico è aperto e le varianti sono tante, quando arriviamo molti volontari non sono pronti e tutto diventa complicatissimo, unica consapevolezza  è mai perdersi d’animo, in certi momenti i ciclisti riescono a metterti in difficoltà con la loro velocità arrivandoti a ridosso in un batter d’occhio, ma ormai abbiamo preso confidenza col sistema, sta diventando anche divertente.

Mentre la gara volge al termine il gruppo degli schiavi dipendenti Ajó respira un po’ in attesa degli ultimi arrivati per poi dover smontare il tutto, saltare il pranzo ormai è consuetudine, non è un grosso problema anche se qualcuno che ci stava vicino ritiene che mangiare un panino per strada sia una volgarità adatta solo per noi, non sa cosa si perde.Chi invece ci ha dato enorme soddisfazione è Merlino mago, la sua totale assenza nei nostri confronti è motivo di soddisfazione, per uno che a quanto si dice vivisezioni tutto di tutti non è poco, vuol dire che abbiamo riscosso la sua fiducia, a cantu olli su meri accapiausu su cuaddu.

Nel mentre l’unico Costanzo che non è nipote di Maurizio continua imperterrito nella difesa della maglia rosa, anzi, a volte attacca pure come i migliori insegnano, Andrea è un bravissimo ragazzo che ascolta chi gli sta vicino e non ha la boria di quello che fa il fighetto perché forte in bici, leale, coraggioso, responsabile, riconoscente, birra e donne i pregi, sempre birra e donne i difetti, vai a vedere come finirà?.

La giornata della crono a squadre è la quarta è non particolarmente difficile gestirla, un paio presidiano l’arrivo e gli altri vanno alla partenza che è dislocata a Lu Impostu, vuoi vedere che oggi riusciamo a pranzare ?, niente da fare, ci rinunciamo perché decidiamo di farci un giretto in bici, perché anche noi si pedala, non ai ritmi di molti ma sempre si pedala, giornata transitoria ma sempre piena di contenuti, qualche problemino con alcuni nostri ciclisti indisciplinati che transitavano contromano dopo essere arrivati, purtroppo i ciclisti non sono tutti corretti come dovrebbero esserlo.

La quinta tappa doveva essere quella della conferma, tutto doveva filare liscio come l’olio, ci stavamo avviando alla conclusione di questa esperienza e consuetudine ci danno la scritta inizio gara con annesso lampeggiante che installiamo con le apposite ventose, peccato che alla prima curva perdiamo tutto, la vernice era talmente corrosa che le ventose non hanno aderito, il Eugenio driver non ci ha capito niente ma non serviva a niente fermarsi a raccogliere i cocci e non lo abbiamo fatto, ora ci dovevamo arrangiare con lampeggianti dei fari e a gesti.

E siccome avevo uno zainetto rosso mi sono cuncodrato una bella bandierina new style, aveva il suo perché ed è stata molto utile, forse molto di più che quei lampeggianti.

La tappa finisce male per la morte di un ciclista, l’ambiente si surgela, tutto quello che i giorni prima era entusiasmo ora è tristezza infinita, ma così è la vita, lo spettacolo non continua ma si deve andare avanti, in questo caso non è retorico dire che lo abbiamo fatto anche per lui.

La sesta e ultima gara viene svolta in forma strettamente riservata all’insegna del lutto, vista la poca roba da fare ci   prendiamo il lusso di arrivare un po’ più tardi del solito, questo ci permette di iniziare a smantellare qualcosa e di fare colazione in albergo, cosa a noi normalmente proibita da Lucignolo.

Altro grande partecipante al giro il mitico Tore nazionale, Pantaniano dalla testa ai piedi, stessa fisionomia, bici uguale e molte cose che ricordano il grande Marco, il suo amore per il campione va di pari passo con la passione per la bici, anche lui difende la terza posizione nella sua categoria con tenacia, onora la maglia ed è sempre nel vivo della corsa, nel tempo libero detta i tempi ai due pischelli terribili, con lui non si scherza e non si sgarra.


Il giro non è solo competizione ma soprattutto famiglia, si instaura un rapporto di amicizia speciale, e per chi ci riesce rimarrà indelebile per sempre.

Per la cronaca il sardo Costanzo vince la gara Rosa, ma il merito va tutto al grandissimo Michael Giua, è lui ad aver tenuto a freno e coperto le spalle dell’uomo in rosa, ancora di piu’ è quello che chiudeva a chiave la porta della stanza d’albergo per non farlo andare in fuga anche la notte, complimenti ai ragazzi per quanto hanno fatto.

Si iniziano a tirare le somme, un pò sei contento e un pò sei malinconico, la sindrome di Stoccolma ti prende e non ti molla più, è stata un’esperienza positiva e piena di contenuti umani, non tutto è andato bene, ma solitamente non viene mai bene tutto, a volte siamo troppo pignoli, quando finiamo di organizzare le nostre manifestazioni siamo doppiamente contenti del nostro operato, in questo contesto le cose sono diverse, essendo dei dipendenti (secondo Bischero) ti dovresti perdere il principio del divertimento, ma non è così per NOI, abbiamo fatto le cose con professionalità e nel modo migliore possibile e ci siamo anche divertiti, abbiamo conosciuto persone speciali e non le definiamo tali pensando al valore agonistico o meno, io credo nel valore del gruppo che sa fare squadra, non riesco in una situazione diversa neanche se mi pagano, anche nel calcio il mio primo riferimento era il magazziniere, se non rispetti il magazziniere non vali niente nella vita, nella mia vita.

Sarà dura ma non ci fa paura

Sono passati all’incirca due anni e mezzo dalla mia prima esperienza in bici da strada o bici da corsa (per me bici da passeggio), tutto per colpa di Franco Putzu, fu lui a lasciarmela per dei mesi, bici cortissima per me, rapporti impropri, ma con quella iniziai e con quella mi sono appassionato più di quanto non lo fossi già, ma per me non era la bici per scendere al Poetto la Domenica, e neanche quella per fare gli allenamenti, per me è la bici per fare determinati giri, quelli lunghi e asfaltati, possibilmente sempre diversi.

Dopo una prima esperienza abbastanza soddisfacente acquistai la mia “Nervosedda” e così il dado era tratto, ormai ero senza controllo, amante da sempre del ciclismo e della sua fatica non vedevo l’ora di potermi cimentare in grandi distanze e in lunghe salite, ma non perché sia forte o veloce, tutto il contrario, solo perché mi piace e mi diverte, ambirei a  essere più veloce per  non far aspettare molto gli amici di avventura, ma così non è,  madre natura mi ha privato di questo pregio, ma mi ha dato quello della resistenza e con quello ci faccio i miei giri.

Torniamo ad oggi, circa un anno fa decisi di affrontare una delle salite più impegnative del panorama del ciclismo, questa era il Passo dello Stelvio, lunga, ripida e con la caratteristica di essere il passo transitabile più alto d’Europa( macchisceddu femmu ), è stata una sfida a dir poco lungimirante per uno come me, prima cosa da fare era prenotare albergo e viaggio in modo da non poter tornare indietro nella decisione, una volta organizzato il viaggio (ancora non si parlava di covid) non rimaneva che prepararsi adeguatamente, e poi il posto era bello anche per altro, male che andava rimaneva sempre una vacanza.

Messo al corrente la squadra del mio intento ho avuto una sola adesione, quella di Luca (Falco), che in meno che non si dica ha anche lui prenotato locazione e viaggio, eravamo in due, questo non guasta e tranquillizza la mia pivella, lei non ama vedermi uscire da solo, anche perché spesso resto in giro tutto il giorno a pedalare.

Avevo un bel lasso di tempo per prepararmi, dovevo migliorarmi in molti aspetti, tra cui abbassare il peso di una decina di chili, poi  é  arrivato il covid a rovinare il tutto ( o forse no), ho cambiato la  modalità  di allenamento e  forse sono stato uno dei pochi ad essere dimagrito nel periodo del lockdown (tolto FuFu), 7/8 kg gli ho tolti, i rulli hanno fatto il resto, l’obiettivo era nel mirino.

Alla fine il lockdown mi ha agevolato, ogni giorno allenamento a corpo libero con molte serie di addominali  e ore di rulli, ore e ore di passione in compagnia tramite internet e in solitario, la resistenza non mi è mai mancata, ma quella salita ha delle pendenze che io non avevo mai fatto, per di più concentrate in poco più di 21 km, con un’altimetria di oltre 1500 metri ed il passo a 2758 metri di altitudine, condito da 38 tornanti con partenza da Bormio, non potevo arrivare impreparato, l’intenzione era di farla codendone ogni singolo momento, la sofferenza come un piacere.

Per fare ciò ci volevano salite ripide e anche lunghe, roba rara in Sardegna,  senza considerare le problematiche dell’altimetria, la più alta punta in cui sono arrivato in Sardegna era quella di partenza a Bormio, anzi Oga, dovevo ingegnarmi qualcosa.

In pratica dove non c’è una salita c’è una strada in piano, basta far diventare quella una bella e lunga salita, basta adorare il maestrale e spingere un rapporto più duro possibile ed ecco che si materializza la salita,  noi abbiamo il Poetto che tal proposito è una meraviglia, quattro cosiddette vasche da Flumini a Cagliari per un totale di 120 km sono un buon allenamento per tale scopo, andare e tornare da Sinnai e si finisce con 160 km complessivi con circa sei ore di pedalata continua, questo è stato  il primo passo.

 

 

Dopo un bel fondo ci mancavano le salite, meglio se sconosciute, se le fai in continuazione ti danno troppa sicurezza, non servono allo scopo, col mio fido scudiero Antonello (Lupo) abbiamo iniziato a girare la Sardegna in lungo e in largo per quanto più possibile, sin sulla vetta del Limbara, la strada più tortuosa di tutta la Sardegna, la più simile a quella che dovevo affrontare, bellissima nei suoi tornanti e nei suoi paesaggi, 10 km tortuosi con 800 metri di altimetria con pendenze massacranti per i più deboli, bellissima, la riuscita di quella mi confortava molto per il proseguo, e nel mentre mi stavo anche divertendo, cosa vuoi di più?.

L’uscita  più dura in assoluto è stata quella del giro di Santa Margherita,  Capoterra,  Siliqua, Santadi, Teulada, Chia, Santa Margherita,  150 km contro vento, si pedalava anche in discesa, in Sardegna è così,  a volte dove giri tu gira il vento, in quella zona ancora di più,  anche questo è servito a temprare il corpo e la mente, ma ne potevo fare a meno, a volte si ride per tale motivo , ma a volte è proprio irritante.

Ci siamo fatti anche  la Costa Verde, da Gonnosfanadica sino Sant’Antonio di Santadi, altra bella escursione con dei bellissimi paesaggi, bellissima anche la pedalata  di Escalaplano, Orroli, Nurri, Esterzili, Escalaplano, bellissimi paesaggi in strade semi deserte, da non dimenticare altra bellissima e ripetuta varie volte quella del giro che porta a Guasila, 90 km di serenità,  le strade belle non ci mancano in Sardegna, belle e poco trafficate.

Che dire dell’ultima grande prova?, San Pietro Paradiso, Arcu e Tidu,  ponte Romano, Arcu e Tidu, Monte Cresia, San Pietro Paradiso , era la prova del nove, li ho capito che la gamba era buona e che mi ero preparato bene, era il 01.08. ,ora dovevo solo non andare fuori giri, l’anno scorso preparandomi per fare i 300 km sono arrivato al giorno  cruciale giusto giusto , non dovevo fare lo stesso errore.

Alla fine della fiera le ho tentate tutte pur di allenarmi al meglio, ho ingerito vino e birra quotidianamente, non mi sono fatto mancare i pasti pesanti, ho fatto il manovale per fortificare le braccia, ho frequentato Fu Fu e Tullio, ho seguito gli sforzi sovraumani di Luca durante la preparazione, tgz tgz,  sono anche uscito in giro a mangiare perette e fichi, unica cosa non provata, un’uscita con Germano, quella poteva essere la ciliegina sulla torta.

La partenza era per il 14.08, ormai non si poteva più tornare indietro, non avevo più scuse, tutto quello che potevo fare l’ho fatto, forse qualche kg in meno, ma andava bene lo stesso, non potevo fallire, ma avevo anche un grande rispetto nei confronti dell’obiettivo, altimetria e pendenze erano un problema, unito alla totale inesperienza a quei posti tanto sicuro sicuro non lo ero, tosto si ma sborone mai, l’umiltà è l’anticamera dell’intelligenza, ma ormai si era in ballo e si doveva ballare, ma io sono scarso anche a ballare, perché  non sarò rimasto nel calcio?.

Arrivati a Oga il dado era tratto, preso possesso del posto e resosi conto che in effetti l’altimetria qualche serio problema di respirazione lo da, non rimaneva che adattarci quanto prima, almeno lo sbalzo termico era a nostro favore, la freschezza della temperatura era a nostro favore, passare dai 40 della Sardegna ai 20 loro non era male per i nostri muscoli.

Nel mentre Marco (granitico) cercava un incastro per venire da noi last minute, viaggio dell’ultimo momento con famiglia al seguito , niente di più complicato, infatti è riuscito a partire e anche alloggiare nello stesso residence dove eravamo già noi (pitticcu su culu).

Naturalmente prima di decidere la partenza si è dovuto consultare e richiedere l’autorizzazione ad un comitato  Sedilese da cui lui dipende, essendo un caso raro di ciclista è sotto stretta tutela, non che rischi l’estinzione, ma meglio tutelarne l’integrità fisica e morale, dopo una riunione durata svariati giorni di conclave alcolico è arrivato il benedetto nulla osta, e con quello si è fiondato in Valtellina,  dove è stato preso in consegna dalle autorità competenti in materia.

Anche il Falco è soggetto ad autorizzazioni da autorità, le stesse che lo volevano privare di queste esperienza, si tratta sempre di strade ma di altro tipo, dopo un’attenta valutazione in merito hanno preferito autorizzarlo all’evento, per lui sono state ventiquattro ore di apprensione,  alla fine ha ottenuto quello che voleva ed è potuto partire per la sua missione.

La nostra prima uscita ci ha illuminato su una triste realtà,  per rientrare da qualsiasi parte si andava dovevamo salire da Bormio per circa 5 km con 400 metri di altimetria, con una punta del 12 per cento se non di più,  cessu cessu , la cosa è seriedda mera, ad ogni uscita c’era il dramma del rientro.

Seconda uscita , si va alle torri di Fraele, bellissimi tornanti con paesaggio mozzafiato,  non grosse asperità ma si sale verso i duemila di altitudine, dopo aver scollinato la strada porta ai laghi di Cancano, un degli arrivi del giro d’Italia 2020 ,(chissà che effetto mi farà vedere la stessa strada il giorno della gara?), già questo poteva bastare, ma siccome siamo qua per esplorare ci siamo detti che bisognava scendere a Bormio e poi andare alla ricerca di una strada che portasse a Bormio 2000, altri 800 metri di altimetria in 8 km, ormai è la prassi.

A differenza della salita di Fraele qua i tornanti erano lunghissimi e tutti visibili e si saliva di nuovo ai duemila metri, la storia ormai era così,  anche questo era il pegno da pagare, in questi posti fai altimetria anche  quando vai a fare la spesa , ma non è poi così male, da noi per farne cosi tanta devi macinare moltissimi chilometri, ora non restava che riposare un giorno prima della grande scalata verso lo Stelvio da Bormio.

Questa salita che tanto facile facile non è, la ho dedicata in primis al nostro presidente, in secondis al fido Lupo che mi ha accompagnato per tutta la preparazione , con la speranza di averlo con noi l’anno prossimo, in terzis a tutta la famiglia Shardana, un encomio lo ho dato a Luca per avermi fatto da ammiraglia, anche se molte volte mi ha negato il boccino ristoratore.

È quando uno deve scalare lo Stelvio per la prima volta nella sua vita cosa fa?, va a cercare funghi in Svizzera, logico, la mattina ti fai una bella e lunga passeggiata di una decina di km e poi di pomeriggio a tonificare i muscoli nelle scoscese montagne della zona, mancava solo Heide, che meraviglia.

È arrivato il giorno cruciale, per molti è niente, per me sicuramente un grosso traguardo, mi sveglio abbastanza sereno, mi alimento a volontà,  mi preparo meticolosamente , in effetti non sono molto preoccupato, il grande Ortu mi aveva avvisato che in questi posti il recupero è più veloce, ed era proprio così,  ormai o la va o da li ritorni indietro girando la bici a metà salita, ma per quanto fatto non mi potevo  rimproverare niente.

Male che vada il rientro è tutto in discesa (accetto gli ultimi 5 KM per Oga), da che punto non si sa, dopo essermi preparato scendo giù ad aspettare Marco e Luca e nel mentre faccio girare le gambe pedalando nello scantinato, prova bici tutto ok, ma proprio all’arrivo di Marco ho bucato, il classico rumore mi ha letteralmente ghiacciato, cummenzausu beni, risalito in camera per cambio camera d’aria, la mia teoria dice che non tutti i mali vengono per nuocere, mi sarò salvato da qualcosa di peggio, quel leggero ritardo di 15 minuti non mi hanno cambiato l’umore.

La giornata è bellissima e ideale, niente vento, un pò di nuvolosità mattutina, si scende a Bormio e prima di iniziare ci alleggeriamo degli indumenti, siamo impazienti di iniziare ma meglio non partire molto coperti, poche discussioni e foto di rito ma  non vediamo l’ora di prendere la salita.

Superato l’incrocio per Livigno inizia l’ascesa, da lì in poi il traffico è diventato meno caotico e più rispettoso, la strada è riconosciuta come altamente frequentata da una moltitudine di persone con i mezzi più disparati, Chi la fa sa che non può avere fretta, da subito le  pendenze si fanno dure, il tutto smorzato dal bellissimo paesaggio, un anestetico per le gambe, più si sale più sale l’adrenalina e meno sento le salite, ero entusiasta e felice come un bambino.

Abbiamo avvisato Marco di non fare sparate che potevano inficiarne la riuscita (lui è così), Luca invece iniziava il suo vai e vieni per non staccarmi molto, alla fine per lui più km e più altimetria, un ringraziamento da parte mia è doveroso, almeno potevo esprimere la mia personale contentezza km dopo km

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Alla fine la difficoltà iniziale è dovuta si alle pendenze ma di più perché la strada sale dritta e risulta fastidiosa, è vero che i tornanti non scherzano ma ci piacciono e aiutano a tenere un buon ritmo, ci siamo dati quattro ore di tempo per salire, fretta non ne avevamo, Luca continuava a salire e scendere, Marco faceva foto e filmati, abbozzando interviste.

Sarà l’entusiasmo, la contentezza e la soddisfazione ma mi sono ritrovato a metà salita dopo circa un ora e mezzo senza particolari scossoni, giornata positiva, mangiavo e bevevo in continuazione, meglio andare sul sicuro, nel mentre incontravamo una varietà di bici e di biker più o meno particolari, tutti armati di una grande forza di volontà, gente strana i ciclisti, se la vanno a cercare.

Sfilare i primi tornanti da una sensazione particolare, ti senti dentro la pancia della salita, senti di essere partecipe di quel paesaggio ed inizi ad assaporare la frase “io l’ho fatta”, non è delirio ma una sana soddisfazione personale.

Ad un certo punto finiscono i tornanti e ti ritrovi con l’impressione che sia in un falsopiano, niente di più falso, ma comunque basta per prendere respiro, mi è stato detto anche da una ragazza che sorpassandomi me lo aveva preannunciato, mi ha salutato col solito sorriso che  contraddistingue le donne incoraggiandomi.

La vetta si avvicinava sempre più fino al punto di vederla, gli attimi migliori, li non ho avuto più dubbi sul fatto che ci sarei arrivato, quell’ultima ora di salita ( è stata la più dura) me la sono proprio goduta, ho ripensato a tutti i sacrifici, ammetto di essermi anche commosso, ho pensato anche cosa ci facesse un ex calciatore e scalare una vetta così importante ma  non è dato saperlo, ma così era, mi avevano avvisato della durezza degli ultimi tre km, ed era vero, niente mi poteva fermare ormai, sarei salito anche a piedi, un ciclista non molla se vede la vetta, dicono sempre di non guardare le salite, ma potevi non in guardarle?, spettacolo puro, le guardo e me le godo pure.

Allo scollinamento l’emozione era tantissima, porca di una miseria c’ero realmente riuscito, mi si è aperto un mondo, un paradiso direi, sprizzavamo gioia  da tutti i pori, non era semplice ma alla fine siamo riusciti a farla in due ore e 45, al mio passo, Luca e Marco avrebbero potuto salire in meno tempo, le foto e una pausa per goderci il momento, neanche eravamo arrivati che già pensavo a fare quella dal versante di Prato dello Stelvio, da malaria leggia  questa passione.

Le sensazioni che da il raggiungimento di un obiettivo ottenuto con la  bici è qualcosa di unico, devi fare affidamento  solo su te stesso (quando la bici non ti molla per guasto tecnico), questo sport non lascia scampo a chi non si analizza e impara a conoscersi mentalmente e fisicamente, puoi arrancare ma non arrivi a quell’apoteosi, e ognuno ha la sua, tutti faticano, ognuno ha il suo grado di resistenza e di velocità, ma tutti faticano all’inverosimile, la soglia della sofferenza ti si innalza a livelli assurdi, ognuno di noi supera se stesso quotidianamente,  si può dire che ho raggiunto la mia apoteosi , forse  fare 300 km non è stato semplice, ma ero più convinto di riuscirci, venire allo Stelvio e riuscire è stato molto più difficile, per i mesi di preparazione e per il lasso di tempo che avevo a disposizione, per le pendenze, per la lunghezza, per l’altitudine e l’attitudine a tutte messe insieme.

Falco aveva la soddisfazione stampata in faccia,  per lui tutto molto PIÙ semplice, ma non di certo meno impegnativo, anche perché i suoi dietrofront per  non lasciarmi solo non erano mica gratis, e come scritto prima non è facile per nessuno, massima soddisfazione.

Granitico invece era super orgoglioso di se stesso, non gli manca di certo il potenziale, ma fa tante di quelle stronzate che a volte qualcosa gli va male, qua ha abbassato la cresta e si comportato diligentemente,  qua non poteva fallire, penso che già  quando è arrivato a scollinare entro un  paio di minuti abbia avvisato tutti i suoi più  stretti conoscenti, da Sinnai a Sedilo la sua scalata era già di dominio pubblico,non vedeva l’ora di godersi il momento, lui è giovane ed esuberante, comunque alla fine possiamo esclamare ” è stata dura ma non ci ha fatto paura e ce l’abbiamo fatta”.

Questa volta la dedica me la faccio tutta per me, per essermi impegnato, per averci creduto e per non aver mollato mai, alla fine mi sono tolto una grande soddisfazione affrontando una difficoltà a me sconosciuta e portandola a termine.

Dopo le varie foto di rito ed un pò di riposo non ci restava che affrontare la discesa per tornarcene indietro. Ci siamo raccomandati di non farci prendere dall’euforia e di andare cauti , il tempo di dirlo e ce ne siamo subito dimenticati, è vero che troppo piano non si puo’ andare ma sarebbe il caso che neanche tanto veloce, se poi a tappo ci metti una bella Ferrari rossa la storia è proprio strana, alla guida c’era una coppia di età certa che non aveva dimestichezza alla guida sui tornanti, addirittura Granitico lo stava per tamponare, accelerazioni nei rettilinei e si bloccava nelle curve, qualcosa gliela ho detta, ma era in sardo, non penso abbia capito.

Il racconto non può non finire con la salita che porta da Bormio a Oga (il nostro incubo), dire che è stata una tortura forse è poco, quei 5 km di salita finale non sono il massimo dopo aver scalato il nostro sogno, potevamo scendere con le macchine , potevamo farci venire a prendere, niente da fare, e a fine mattina c’era anche molto caldo, stanchezza e irritazione non aiutavano, piano piano e con pazienza sono arrivato all’incrocio del residence per accorgermi che mancavano 80 metri di altimetria per raggiungere i 2000 metri totali, cosa fare?, facciamo che mi faccio tre mini vasche da 200 metri e mi raggiungo anche questo obiettivo, come quello appena fatto non lo fosse, cose maccusu.

L’indomani per sciogliere le fatiche siamo risaliti alle torri di Fraele, qua non hai il poetto per e  fare ciò  devi fare 1000 metri di altimetria, bella differenza ah ah ah , gia’ ti abitui.

Alla fine soddisfazione totale per tutto e per tutti, appu nau tziu Matta de bidda.

Odissea per Cadri

Partiamo dalla settimana scorsa, era prevista la pioggia, è questo ci piace tanto, è a tanto piacere equivale tanta acqua, ma questo piacere alla quarta ora inizia calare, allora Ettore decise di sfruttare la sua prorompente forza per rientrare quanto prima nel focolare domestico.

Gruppo composto anche dal Lord di Settimio, Lupo, Falco, Tziu Matta, Ettore e Cadrio, il giro prevede la salita verso Corre de Cerbu, discesa verso Figu Erga,  salita verso Burranca,  S’abrusciau, rientro da Corongiu, il tutto condito da  tanta  acqua.

 

Gia la settimana scorsa il Cadri aveva avuto un corso accelerato di fuoristrada, dimostrando di essere un ottimo scolaro, il ragazzo nonostante ancora non faccia uso di alcolici dimostra di avere una buonissima gamba.

Questa settimana gli impavidi avventurieri erano privi di Ettore ma l’odissea continuava anche senza di lui, in aggiunta era arrivato Snoopy,  anche lui armato di buoni propositi, il Lord quando piove non manca, il divino Attila uguale, Lupo quando piove fa sa colonia con tziu matta , Falco non ha da lamentarsi, Cadrio non ci ha capito niente, è dato che piove si va alle antenne di Serpeddi.

L’ingresso per cirronis è sempre il solito scoglio rompi gambe,  ma almeno ancora non piove, il Cadri dimostra subito di avere una buona gamba e una grande voglia di raggiungere quanto prima le antenne, chi più e chi meno vanno e vengono per sfogare la frustrazione di dover aspettare tziu Matta che arranca al suo passo, già alla madonnina le prime avvisaglie di pioggia.

A prane muta il gruppo inizia a coprirsi , ormai è pioggia , l’umore migliora con l’aumentare della pioggia, ma non per tutti,  Snoopy mal sopporta le intemperie, sia quelle di cielo e anche quelle del manto stradale, infatti al primo complicarsi della strada una caduta gli cambia la vita, naturalmente per lui le motivazioni di tale evento sono dovute a molte cose eccetto che a quella reale, lui è fatto così.

La mia caduta è semplice da spiegare, la più classica, avvenuta nel ripartire dopo una sosta, quando non riesci a sganciare ed inizi a capire che la discesa verso la madre terra non sarà soffice, a volte l’adagiarsi è soft, questa volta gomito e una bella pietra si sono incrociati, il dolore è stato istantaneo, anche molto intenso, il tutto dovuto a strammirari,  modo migliore per farselo passare è pedalare, e cosi’ fu.

Piu si saliva e più pioveva, più pioveva e più l’acqua diventava fredda, ma niente ci poteva fermare, a Genne Funtana il panorama era mozzafiato quasi per tutti,  Cadri continuava a capirci niente, la nebbia si infittiva, lui non sapeva neanche dove fosse però dava indicazioni ad un motociclista,  che fine avrà fatto non si sa, invece  Snoopy iniziava a dare segnali di nervosismo, il ragazzo pedala bene, essere cresciuto nei giardini pubblici accompagnato dai genitori non aiuta in questo sport, è lui è uno di quelli, puo’ passare mille volte nello stesso posto ma lui non sa mai dov’è, a lui non piace farglielo notare e noi rispettiamo questo suo volere.

 

 

Il Lord invece aveva a cuore queste uscite, tanto da chiedersi più volte cosa si era perso negli ultimi anni da essersi dedicato solo alle gare , due modi diversi di intendere la bici, ora ha riscoperto il piacere di pedalare in allegria, esprime tutto il suo benessere con battute di alto contenuto filosofico.

in una di queste uscite ne ha combinato una delle sue, mentre si andava a Mont’Arrubiu sentivo questo odore di bruciato , coa molto strana all’interno della pineta, ma dato il forse vento mi sono convinto che venisse dal di fuori, per tre o quattro volte ho percepito lo stesso odore e d un paio di volte lo ho dichiarato chiedendo se qualc’unaltro lo percepisse, essendo sempre l’ultimo della fila e spesso tutto solo il discorso finiva li.

Arrivato a Mont’arrubiu ho trovato il pesco leggermente scrosciato a causa di una caduta talmente banale da non meritare tutto quel sangue, girondo in tondo per non sfreddarsi le gambe ha pensato bene di strusciarle per terra con la classica scivolata da fermo.

Solo uscendo dalla Pineta il Lord si è accorto di avere il freno anteriore bloccato, cosa che lo costringeva ad alzarsi in piedi per rilanciare la velocita’  anche in discesa, solo in quel momento si è capito che l’odore di bruciato proveniva dal suo freno, solo lui dall’alto della sua magnificienza poteva spingere una bici bloccata senza accorgersene, solo dopo tanta insistenza si è fermato per cercare di porvi rimedio.

Oltre che i pistoncini bloccati aveva anche pastiglie ormai prossime alla lametta, oltretutto le sue doti meccaniche subivano uno snacco quando ha cetrcato per svariati minuti di avitare il pernetto che tengono le pastiglie  dal lato opposto, un vero Lord, aristocratico per eccellenza.

risolto il problema è partito a razzo , ormai senza la ruota bloccata non poteva che essere un fulmine, come se gli avessero tolto le ganasce fiscali,m ora capivo anche perchè la sua bici si chiama Brembo.

 

Il Falco continuava il suo andare è tornare a supporto dei chiudi escursione, per lui dotato di grosse capacità non è affatto un problema, anche a lui queste escursioni piacciono, nonostante segua un programma di allenamento ha il tempo anche per uscire in escursione.

Non posso raccontarvi di quando il Cadri è caduto in una pozzanghera, questo intacchererebbe il suo orgoglio,  sono cose che non si devono dire in giro, devono rimanere all’interno dello spogliatoi (noi non lo abbiamo) , deve rimanere segreto anche che il Lord riesce a spingere la bici in pineta con la ruota anteriore bloccata, pue avendo segnalato il bruciore delle pastiglie a lui non è importato niente, era talmente bloccata che doveva spingerla sollevandosi in spiedi anche in discesa, solo dopo tanta insistenza si è fermato per metterci rimedio, ma anche in quel caso ne ha combinata una, si intestardiva nel voler avvitare  il fermetto delle pastiglie dal lato opposto, meno male che da noi vige la clausola di riservatezza, cosa de du fai sciri a tottu su mundu.

Anche Snoopy ne combina di cotte e di crude, si è talmente  innamorato di strava che lo aziona anche per andare a fare la spesa, è alla ricerca spasmodica dei KOM, anche se lui dice di no, e sempri ficchiu a che AlbertOne a discutere di Bici per migliorare le sue perfomance, è terrorizzato dai singol e dalle caminate a piedi che a suo dire gli rovinano le scarpe, in sardo si dice PREN’E scusasa.

Di scuse ne ha da vendere anche la Katana, non ha nessuna difficoltà a fare tutto eppure si lamenta di tutto, dell’orario dell’appuntamento,. Dell’orario di arrivo, della durata , dei km, dell’altimetria, della pioggia, del vento, non piange come Snoopy ma ci tenta, poi alla fine è sempre in prima fila a dettare i ritmi.

 

Stesso discorso per il Divino Attila, esce poco ma quando esce è sempre preoccupato, non si capisce di che e perché?, pedala che è una meraviglia, un po meno in discesa , ma quello è dovuto alla sua prudenza professionale, mai superare i limiti di legge, stesso discorso per Lupo che in questo periodo ha rallentato le uscite, ma quelle che fa le affronta in scioltezza, lui è sempre in splendida forma.

Azzu è un’altra di quelle che prima di uscire chiede cortesemente di non essere di disturbo, roba da perdere i denti dalle risate, pedale magnificamente , eppure se ti deve sorpassare ti chiede perdono, come se fosse un affronto , valle a capire queste casalinghe.

Stesso discorso per il Chriss, vengo ma sono da molto che non esco, vengo ma sono giu’ di forma. Se il giro non è lungo lo posso fare , questo e tante altre corbellerie , pronti partenza e via e non lo vedi piu’, l’altro giorno Snoopy ha fatto l’eroe sorpassandolo a ridosso del rientro dopo che se lo ‘ trascinato per decine di km e non gli ha fatto mancare il suo punto di vista , mandate e le entrate non sono mancate nel discorso finale, candu ci olliri ci olliri.

Alla fine della fiera le Odissee non mancano mai, sia con uno che con l’altro, l’importante è che si vada in bici, con chi vuoi, quando vuoi e dove vuoi, l’importante e che non si dimentichi quello che si dice.

Meno male che alla fine di tutte le escursioni c’è sempre il LUDUS con i suoi stuzzichini e la birra convenzionata.

Appu nau, tziu matta de bidda

SU PRESIDENTI

Abbiamo un presidente urlavano i soci, un solo e unico presidente , e certo, mica possono essere due ?, infatti c’è anche un solo ed unico Vice , un solo segretario (forse neanche uno), un solo cassiere (per averne due non bastano i soldi) e cosi’ inizio’ l’avventura del nostro presidentissimo.

Un tipo strano, molto serio ma non troppo, uno che è nato per fare il presidente di un gruppo di ciclisti, o forse NO?, uno che è predisposto per fare il presidente di un gruppo di amici che posseggono delle bici, la bici è la scusa, tutti sanno fare meglio altro ma il gruppo si chiama “Shardani mtb Sinnai”.

Siamo nati perché un giorno ci siamo detti “facciamo prima a farne un’altra”, logica conseguenza di incomprensioni varie di precedenti esperienze societarie, votarlo come presidente del nuovo sodalizio era cosa piu’ che naturale, riconfermarlo nelle ultime votazioni lo è stato ancora di piu’, lui è l’amico che è sempre presente, lui è il direttore d’orchestra di una banda di scalmati e pure stonati, lui è il punto di riferimento totale, poche parole e molte certezze, lui è il Nostro presidente.

Nome di battaglia “SU PRESIDENTI”, per gli amici PRESIDENTE, per i nemici IL presidente, ha due bici, una la MTB battezzata SA SENNORA, l’altra, la cornuta SENNOREDDA, questa pero’ non è battezzata, figlia di altra religione, non è che ne sia altamente travolto, anzi piu’ le usa e piu’ lo travolgono, ha la gamba dura il presidente, fa quello che puo’, molte volte anche molto di piu’, in base al suo tenore di vita, e il suo di tenore è altissimo, pieno di grassi e di ricette vecchia maniera, la mamma del presidente cucina ancora con condimenti vecchio stampo, roba da far rabbrividire i nutrizionisti, miscele che solo a vederle fanno ingrassare, ma lo sappiamo tutti che la mamma e la mamma per antonomasia ( si dice cosi?).

Le sue uscite sono accompagnate da tanta buona volontà e una miriade di canzoni di sottofondo, i Nomadi non mancano come non mancano le piu’ conosciute sigle dei cartoni animati, Pulcino Pio , Anna dai capelli rossi, Goldrake, Orzowei, Mazinga, capitan Harlock, queste riescono a trasmettergli quello che gli aminoacidi o i gel non possono, ogni tanto gli capita di fare degli scatti inconsulti dovuti alla foga di certe canzoni, ognuno ha il suo modo di caricarsi.

Alla domanda << cosa pensi del movimento ciclistico creato dai biker?>> lui ha candidamente risposto         <<Il movimento centrale ė uno strumento fondamentale per la bici…>>, non sembrerebbe un luminare della bici, infatti non lo è , lui è il sole di questo gruppo, il punto cardinale di riferimento, ma non ditte glielo, lui sarebbe capace di dire che è un incaricato della chiesa cristiana.

<<Ė da tanto che mi cimento nell’uso della bici e devo dire che da diversi anni questo sport (uno sport di merda) continua ad appassionare molte persone. Donne, ragazzi, giovani e meno giovani che per divertimento , sano sport o competizione fanno uso di questo splendido strumento a due ruote.>>

Ormai non gli si devono piu’ fare neanche le domande, parla a ruota libera (almeno questo lo sa fare bene), alcune di esse lo commuovono oltremodo, altre lo rendono spiritoso, ma quando risponde alle domande sul suo gruppo diventa serio << Come definiresti il tuo gruppo?>>

Ė un bellissimo gruppo, Una famiglia, Ognuno con i suoi pregi e difetti,In sintesi una gabbia di matti che al momento opportuno sono propensi a dare senza ricevere niente.

Nonostante le tante foto di centinaia di uscite le foto migliore per lui sono quelle che rappresentano le uscite di gruppo,   , testimoniano questa grande famiglia in maniera inequivocabile.

Molte anche le escursioni da ricordare, ma non scorderò mai quella di Pula, una manifestazione bellissima in posti bellissimi, curata nei minimi particolari dai nostri amici della Pul.sar.

Partii con tanti bei propositi, incappai in una giornata NO, in quel periodo il 90 per cento lo erano,  poi ti ritrovi senza acqua perché  perdi la borraccia, e le insidie del percorso non ti aiutano, per non parlare dei CONDOR che mi volavano sopra la testa in attesa di ingozzarsi della mia misera pelle, questo e tanto altro vidi in quei momenti di sconforto, mi mancarono le gambe ed anche il cervello, ero convinto che stessi per morire, mi salvai camminando molto a piedi e confortato dai miei compagni di avventura (le iene ridens).

Superi questo tragico momento e vedi una persona con maglia dai colori sociali familiari e pensi “ci mancano anche le allucinazioni..” il tutto condito con termini poco educati (quando ci vogliono ci vogliono).

Superi anche questo momento ma da lì a poco vedo in nostro gazebo (questa volta tutto vero), circondato dai miei compagni di squadra e da tanto ben di Dio da bere e da mangiare.

Dagli incubi ti ritrovi nella realtà, quella più bella, ossia il ritrovarsi tutti assieme mangiare e bere come in una grande famiglia.

Un giorno andammo in escursione, quelle di una volta, pochi km fatti in tante ore, tante battute e sbattute a terra, un ragazzo incontrato per i monti si unì  al nostro gruppo, ci scrocco di tutto e di piu’, fin quando a Soleminis portò fuori dallo zaino un termos gigante, incredibile.

 Quale frase ti rappresenta di piu’? tutti per uno tutti per me, ognuno è libero di fare quello che vuole con chi vuole e quando vuole (cit. tziu Matta de Bidda).

Il futuro di questo gruppo ė sempre roseo se si perseguono gli scopi per cui ė nato ossia il divertimento, l’amicizia e lo sport sano.

La soddisfazione maggiore ė stata quando abbiamo  creato il gruppo Shardani MTB e ancora oggi, a distanza di 4 anni, continuiamo a divertirci con lo stesso spirito iniziale senza nessun tipo di problema.

Un gruppo unico ed inimitabile del quale mi onoro di rappresentare

Su Presidenti

Sharda 300

Stavolta l’ho combinata lunga

i miei primi 300 KM

 

Il giro è durato 16 ore, 17 minuti e quattro secondi, ho pedalato per 14 ore18 minuti e 52 secondi, per un totale di oltre 300,730 km, 2884 metri di altimetria, 21 km di media pedalata, e non mi chiedo il perché?, gli altri si chiedono perché? ,io e quelli come me non abbiamo bisogno di un perché ?.

Ho dormito solo quattro ore, sono partito alle 04.40 del mattino perché ero stufo di aspettare le 05 , l’ ora prevista per la partenza, son  arrivato verso le 21.00 della sera, ho bevuto 5 litri di acqua naturale, 1 litro di acqua gasata, 3 coca cola, 4 pan carré con bresaola, 4 dadini di grana, 1 barretta energetica, due anticrampo, due bustine di magnesio e potassio, tre pastiglie di carbon sprint, un cornetto con marmellata, integratori nell’acqua, piu’ molta voglia di farlo.

La tensione era tanta, il cardio non era mai stato così’ all’inizio di un giro, altino per le mie abitudini, mi sono dato un’ora di tempo per vedere se la giornata poteva essere l’ideale, non avevo la frenesia di farlo per forza, ero pronto a rinunciare, ho provato un paio di allunghi e piu’ di tanto il cuore non saliva, i segnali erano positivi.

All’uscita di Sestu dal buio della notte chi mi puo’ raggiungere???,il Mauro Vacca il grande campione delle due ruote che andava  lavorare, anche lui in bici, lo prendo come un segno del destino e facciamo un paio di km insieme e nel mentre il problema scompare, diciamo che si appiattisce.

Faccio la pedemontana al buio della notte, naturalmente  avevo  faretto e luce posteriore, ci sono strade che si ritengono piu’ pericolose di altre, ma non per colpa delle bici o degli autoveicoli ma a causa di chi gli conduce, il poco traffico e il fresco della notte aiuta tantissimo la pedalata, vedo il sorgere del sole nei dintorni di Siliqua, ormai l’escursione era partita, la speranza che tutto andasse bene,  era un pensiero costante, ti prepari per mesi e poi proprio il giorno dell’evento non sei predisposto,  dopo un pò ho iniziato a guardarmi in giro ed assumere la pedalata giusta, sempre al di sotto della soglia media.

 

L’escursione era programmata per il 05.09.2019, giorno del mio 56° compleanno, ma le previsioni del tempo mi davano maggiori opportunità per il 04, avere il vento contro o a favore non è una cosa da sottovalutare, se è a favore è un grande risparmio di energie,c’era la possibilità di  qualche scroscio d’acqua nelle ore più calde, ma niente di cosi’ serio, e magari mi avrebbe anche rinfrescato, ma poi l’ho trovata a 10 km da casa e alle 20.30 , niente che mi potesse dare disturbo, ormai ero arrivato.

A Vallermosa era prevista una sosta per fare colazione, ma tra il bar chiuso e la poca fame ho tirato dritto, una barretta mangiata a Siliqua mi aveva ben soddisfatto, ho evitato il mio solito Ginseng, meglio non sollecitare il cuore già era stressato di suo.

Preso atto che l’escursione ormai era partita non mi rimaneva altro che godermela, pensieri, immagini, odori, fotografie di paesaggi sempre diversi, per quanto mi riguarda non penso solo alla strada, memorizzo tutto e osservo tutto con curiosità, per non parlare di quanto bisogna stare attenti alle auto che ti vengono incontro e da dietro, meglio agevolarle e non ostacolarle.

In prossimità di Villacidro mi suonano da un camioncino, chi c’era alla guida?, il mitico Filippo Ortu, dopo aver incontrato Mauro Vacca ora mi toccava l’Ortu in stile camionista, e l’ho pure rincontrato a Gonnosfanadiga dove mi ha chiesto dove fossi diretto, non potendo spiegarglielo a voce gli ho tracciato un cerchio grandissimo sperando che lo capisse.

Prima di Gonnosnadiga sosta corporale e primo pan carrè con bresaola, non avevo ancora fame, ma non devo aspettare di averne, il tutto deve essere automatico a km ed ad lassi di tempo, male che andava qualcuno doveva venire a prendermi, ma questo se doveva accadere doveva essere o ad Iglesias o a Chia, piu’ Iglesias pero’, non sono partito convinto di di riuscirci,  c’è sempre il fattore imprevedibilità da tenere in considerazione,  che fossi arrivato a Teulada ne ero convinto ed è nelle mie possibilità, ma aggiungere 100 km ai 200 gia’ percorsi varie volte non è cosa da poco, la mia intenzione era quella di rispettare i 20 km orari di media, nella salita di Sant’angelo un ginocchio ha iniziato a scricchiolare, il dolore mi ha accompagnato per un paio di km ma dopo la sosta refrigerante nel solito baretto il dolore è sparito e neanche ci ho fatto piu’ caso, come è venuto è sparito.

Emozionante è stato l’ingresso a Iglesias, ci ho giocato per due anni e mi sento molto legato a questa  citta’ che mi ha voluto bene e dove ancora ci trovo degli amici, ormai ero a 135 km ne mancavano tantissimi, nel punto di non ritorno ci sono passato talmente tranquillo da non averci neanche pensato, diciamo che da Iglesias in poi le cose si facevano serie,  avevo dalla mia parte la consapevolezza di essermi preparato bene, forse anche troppo, oggi posso dire che se avessi aspettato un giorno in piu’ forse non sarebbe andata cosi’, forse la mia condizione fisica stava calando, ad agosto credo di aver esagerato con le uscite, 26 volte su 31 giorni forse sono state troppe.

Ora mi aspettava un tratto in falsopiano verso Giba, forse il tratto piu’ odioso, lunghi rettilinei con il bordo strada rovinato  viene difficile tenere la destra, almeno il vento l’ho alle spalle, ogni tanto devo prendermi una sosta supplementare per far riposare i piedi, scarpe troppo nuove, se c’è un punto dove  la strada mi è parsa più antipatica sono i due km prima di Sant’Anna Arresi, vai a capire il perché?, forse i km?, forse l’ora della pennichella  quotidiana? , o forse tutto messo insieme può incidere ancora di più?, un cornetto e una coca cola mi rimettono in sesto, Teulada prossima tappa.

Dopo Teulada inizia un tratto di costa meravigliosa e abbastanza impegnativa,oserei direi che dopo 200km niente è semplice e tutto molto duro, è vero che non me lo ha detto il dottore di farlo, ma se si riesce a farlo con meno sacrifici la cosa non guasta  e fino alla fine mi pare di esserci riuscito, ho rinunciato consapevolmente ad un rifornimento previsto in un caddozzone situato di fronte ad una spiaggetta ed è stato un buon segno, sono riuscito a scollinare anche a Sa Pinnetta con una certa freschezza, unico problema i piedi, per evitare problemi non ho aspettato nenche il bar di Chia dove era prevista una sosta, mi sono arrestato a bordo strada per il solito spogliarello di scarpe, il toccasana, ci si riposa e si reintegra, e nel mentre si alleggerisce anche lo zaino,  dopo di che ho preferito saltare il bar preferendo dedicare cinque minuti ad un mio compare che vende roba in sughero lungo la strada, mi ha dopato con acqua filtrata con l’argilla, male non mi ha fatto.

 

Nel rettilineo verso Pula diciamo che l’adrenalina inizia a salire, ho pedalato talmente bene che mi sono ritrovato in paese in un batter d’occhio, ormai mi sentivo abbastanza sicuro della riuscita del giro, non di certo ho abbassato la guardia e infatti mi sono fermato per rifornirmi di acqua fresca e un po di acqua gasata , fa un po strano pensare che hai finito quando mancano ancora 65 km per arrivare, ma quello era il mio pensiero.

Nuova sosta per alleggerire il carico  dei piedi all’uscita di Sarroch, nuova chiamata alla famiglia per tranquillizzarli dato che da un po avevano perso il segnale di Google Maps, e poi via per la parte piu’ insidiosa del percorso, quella piu’ trafficata e anche la piu’ stretta come strada, quella col piu’ alto indice di maleducati e irrispettosi, l’area vasta di Cagliari ne è pieno zeppo, da li in poi sono iniziati i veri pericoli per un ciclista, c’è chi ti sfiora apposta, c’è chi lo fa perchè non sa guidare, e chi lo fa per rispettarti viene mortificato dagli incivili, per non parlare di quelli che ti sorpassano in preda alla stronzinaggine urlando a squarciagola per farti spaventare, tutte persone che hanno una madre certa e un padre in incognito, per ben quattro volte sempre le stesse due auto me lo hanno fatto, questo per dimostra che spesso e volentieri certi incidenti dove a farne le spese sono i ciclisti sono anche volontari o frutto di giochi stupidi .

IL tratto piu’ brutto e rischioso in assoluto è  il ponte de Sa Scaffa, strettissimo per due auto , immaginate quando a farlo in contemporanea sono due autocarri che non rispettano i limiti di velocita’ consentiti, 500 metri di terrore puro, almeno sino alla svolta per Sassari, li ti arrivano in corsia di sorpasso e tagliano la strada a destra fregandosene di tutto, anche chi ha in carico la responsabilita’ delle strade deve rendersi conto che gli oleandri vanno tagliati ben fuori dall’asse della strada per agevolare chi deve costeggiare il bordo, quasi sempre sbordano dentro obbligando le bici a schivarle verso il centro della strada, creando problemi a chi arriva da dietro e non ti sorpassa con una congrua distanza laterale, la solita storia, noi ciclisti dobbiamo subire e quando ci proteggiamo facendo gruppo si lamentano.

Ultima sosta ristoratrice a Su Siccu, nonostante la vicinanza alla metà meglio non trasgredire alle nozioni basilari del perfetto escursonista, quarto e ultimo paninetto con bresaola e la mitica coca cola, quanto basta per essere sicuri di affrontare gli ultimi 25km in tranquillità,  ora più che mai bisogna stare sereno, con la bici non si scherza neanche ad un km da casa, basta un crampo per rovinare tutto.

Mentre mi avvicinavo a Sinnai mi sono reso conto che mancavano otto km sul totale per arrivare ai fatidici 300, niente di che, piccola deviazione per allungare il giro, ma ormai era fatta, anche una piccola pioggerellina mi accompagnava, giro bagnato giro fortunato.

Era previsto che salissi alla baita nella pineta di Sinnai, cosa che non ho mai fatto in BDS, grande fastidio ai piedi e il buon senso mi hanno suggerito di rinviare questo ad altro evento, meglio non tirare la corda.

L’arrivo a casa è stato il più sereno che mi potessi immaginare,  mi sono svestito con le mie mani e mi sono bevuto due belle mezze birre come premio, unico desiderio farmi una meritata doccia, penso che il mio corpo puzzasse di piu’ di una vecchia pecora.

Quando una decina di anni fa smisi di fumare non avrei mai pensato che tale decisione mi portasse a tanto, e il tutto senza allenamenti specifici, solo pedalando preferibilmente in compagnia, ho raggiunto e superato abbondantemente ogni piu’ rosea previsione, e sono molto oltre ogni inimmaginabile  illusione, l’anno scorso feci un giro simile di 205 km, e mi pareva gia’ molto, quest’anno ne ho fatto uno di 300.  Da un paio di anni, precisamente da quando a marzo 2018 mi prestarono una bici da strada, mi sono messo in testa di voler percorrere tutta la 125, pensavo a tappe, dopo questo giro quell’idea mi balenerà  sempre di piu’, sono solo 50 km in piu’ ma con molta più altimetria, se dimagrisco un pò, se miglioro un pochino in salita e magari mi preparo adeguatamente si potrebbe fare, tempo ne ho (21.06.2020).

Alla fine della fiera mi sono fatto un bellissimo regalo di compleanno, ho passato una bellissima giornata con me stesso, cosa vuoi di piu’ dalla vita?.

Ringrazio mia moglie per la pazienza che porta quando mi vengono in testa queste uscite, ma non c’è verso, ogni tanto mi prende cosi’.

Perché lo ho fatto?, è inutile chiederselo, forse perché la bici è liberta , movimento, sacrificio, forse perché dalla bici vedi le cose in maniera diversa?, è come l’amore tra due persone, nessuno sa cos’è ma esiste.

Appu nau , Tziu Matta de Bidda

 

Sharda randonnèe d’Ogliastra

                               

Prima nostra esperienza in assoluto di una escursione organizzata con le bici da strada, non siamo molti ma di pasta buona, per un motivo o per un altro alcuni hanno rinunciato, il sardo per fare poco più di 100 km in macchina deve organizzarlo almeno sei mesi prima, per farne 200 vuole l’albergo, siamo strani noi sardi,  siamo partiti la mattina alle 05.30 e male non ci ha fatto, avevamo anche la scusa per non andare forte

Tziu Matta e Lupo partecipano alla media, Ettore e Andromeca alla corta, non è il giro più lungo che abbiamo fatto ma sicuramente facile non lo è,  il giro medio è di circa 102 km, con un’altimetria  di circa 1800 metri, pendenza massima 12 per cento,  la maggior parte dell’altimetria fatta nei primi 52 km.

Ettore e Andromeca hanno fatto la corta a causa del poco allenamento delle ultime settimane, sono circa 60 km con 1000 metri di dislivello,  non male neanche per un tragitto così.

Molto dura l’escursione lunga, oltre 190 km con un’altimetria di oltre 3500 metri, roba per veterani,  ma sicuramente la più bella.

Andromeca e Ettore partono dal giorno prima pur facendo la corta (come sottolineato prima) , si accampano in loco e come novelli sposi si riposano in attesa dell’evento, non c é una logica , solo che ognuno fa quello che vuole.

Svolte le dovute incombenze d’iscrizione,  in men che non si dica siamo pronti a partire, noi siamo nel gruppo dei primi , si parte come ognuno crede in tutta tranquillità,  pronti partenza e via e non gli ho più visti,  Lupo perde il pelo e anche Tziu Matta, chissà cosa gli è preso?,  mica lo spostavano l’arrivo, mica allungavano il percorso, mi sono ripromesso che se divento bravo non gli aspetto più,  il problema è che sono già troppo bravo e loro mi staccano.

Partenza in salita,  questo non aiuta , ma il paesaggio è subito mozzafiato, pochissimo traffico e il misto mare terra ancora si sente, le pendenze non sono serie ma costanti verso l’alto, piano piano vengo ripreso da chi è partito dopo di me, qualcuno lo conosco e ne approfitto per qualche chiacchierata , mi fermo per motivi fisiologici e ne passano a decine, mi sono perso un sacco di bei discorsi, il valore di un ciclista si vede da quanti ne recuperi, io neanche uno, anzi uno si, uno che è tornato indietro perché  non aveva acqua per fare la salita di Talana, si vede che andava a vapore, gli ho consigliato di comprarsela, ma si vede che era tanala ed è tornato indietro.

Piccola soddisfazione personale quella di essere stato sorpassato dal grane Mauto Vacca (io sono partito mezz’ora prima di lui), penso che non sia una cosa che gli possa capitare spesso nella vita, ma anche a me , ah ah ah.

Non essere bravo ti consente di analizzare chi ti raggiunge e ti lascia sul posto, ne vedi di tutti i tipi in queste manifestazioni, questo fa sì che ti cadano tutti i principi (o scuse), ci sono dei casi proprio strani, da quello senza gli attacchi alle scarpe, quello con la pancia sul manubrio e la bici non proprio di nuova generazione  che pedala che è uno spettacolo, o quello di un’età certa che frulla come un trapano, o di quelli vestiti così  come capita, alla fine della fiera se hai la gamba hai tutto, poi tanto ultimo non arriva nessuno, ultimo è chi non partecipa, e la soddisfazione di arrivare non te la toglie nessuno.

Nel mentre aspetto con una certa preoccupazione la salita di Talana, me ne hanno parlato molto, uno dei motivi per cui  sono venuto è proprio quella salita, non sono forte ma le salite mi piacciono, le vado a cercare con una certa insistenza, farle mi da una soddisfazione particolare, ho rapporti da mtb posteriormente , questi mi consentono buone probabilità di riuscita ma non la certezza, aiutano la causa.

Anche quando ti sorpassano le donne è tutto in un modo diverso, loro hanno una maniera tutta loro nel salutarti, te lo dicono in modo gentile e affettuoso, lo scandiscono con dolcezza e soave quel “ciao”, e tu per rispondere con la stessa cortesia fai di tutto per ricomporti e rispondere dignitosamente, senza ingoiare le parole col respiro, penso che lo facciano per non offendere la dignità di certi maschi, ma a me come uomo non mi tocca, e sempre bello vederle andare forte.

Quando mi sono ritrovato al bivio per Urzulei la meraviglia era tanta, pensavo di dover salire ancora per un po’, invece è arrivata la prima discesa e a breve il primo ristoro, era anche il bivio tra la corta e la media, la speranza era di trovarci Ettore e Andromeca con Lupo, ma candu mai, speranza svanita, pressiscedda, non c’erano, nessun problema, non c’era neanche l’acqua del rifornimento, una sosta un po’ più lunga non guasta, mica devo battere dei record, sono arrivati così  in tanti tutti insieme che hanno consumato tutto, tempo di riempire di nuovo i bidoni e il gioco è fatto, si riparte alla conquista della talanata.

Un’altro po’ di discesa prima dell’ascesa verso Talana,  tutto compreso mi mancano 12 km di asperità tra cui la salita finale, ma non è che Talana ne sia privo, l’ingresso del paese si può paragonare ad un muro, il dopo è ancora peggio, a vederlo dal basso impressiona, a farlo impressiona anche di più, finirlo mi ha impressionato anche troppo, uno spettacolo il paesaggio, da lì si vede anche il Poetto di Cea, l’ultimo pezzo è il più ripido, quel 12 per cento nel compiuterino ti conferma la difficoltà che ho nelle gambe, la Madonna che si erge nel cucuzzolo finale aiuta, avere fede a volte è meglio che non averla, male non fa.

Volevo farla una bella foto, un bel selfie, ma  non ho voluto dargli la soddisfazione di una sosta, piccole ma significative soddisfazioni personali , allo scollinamento Lupo non c’era, una bella sosta e una fonate nella mi rigeneravano, nel mentre il tempo si è girato al nuvoloso, qualche gocciolina ma niente di più, anche il vento ha cambiato direzione, era contrario in salita e ora contrario anche al rientro.

 

Diciamo che pur essendo a metà percorso tre quarti di difficoltà le avevo già fatto, per di più l’altimetria non era quella prevista dagli organizzatori, o perlomeno non risultava nel  mio  compiuterino, le poche salite rimanenti e  molte discese facevano salire l’entusiasmo, ma non per questo pedalare é diventato gratis.

Dopo la solitudine totale, tanto che pensavo che dietro non ci fosse nessuno, all’ultimo rifornimento ho incontrato due pregiudicati in bici, qualche battutina sulla madonna che ci ha consentito di scollinare nella Talanata, per loro era più importante la bandiera dei quattro mori,la differenza sta nella forza della gamba , mi hanno anche chiesto se ero solo, ho risposto di no , solo che il compagno ha un’altro passo e mi precedeva di circa un’ora, anche qui questione di gamba, siamo stati insieme per una parte della discesa , alla prima piccola asperità hanno cambiato passo e non gli ho visti più se non al traguardo (che sia un virus?).

Gli ultimi km sono semplici semplici, strada larga e vento alle spalle, miele per i ciclisti, arrivo al traguardo con la consapevolezza di essermi divertito ed aver vissuto dei bei momenti con delle cartoline meravigliose, al traguardo mi aspettava il Lupo che non avendo le chiavi della macchina poco poteva fare, anche lui come Ettore e Andromeca sono rimasti soddisfatti da questa prima e non ultima esperienza, alcune cose potevano essere fatte meglio , come quella di fornirci di tutte le informazioni scritte all’atto dell’iscrizione, sapere delle frecce verdi per terra durante il percorso da altri non è il massimo, sapere cosa trovi nei rifornimenti aiuta , la scheda che ci hanno consegnato si è deteriorata subito ed è andata persa, l’avessero detto mi sarei dotato di qualcosa per proteggerla dall’acqua e dal sudore, forse un’altro consiglio sarebbe quello di dare la possibilità di partire almeno alle 07.00, per chi ha un passo come il mio non sarebbe male usufruire di un’ora in più con una certa temperatura, piccoli accorgimenti per rendere la manifestazione più fruibile, niente da  dire per il pasto , un ottimo primo accompagnato da quel po’ che serve per completarlo, il tutto condito da un ambiente sereno e dalla gentilezza e cortesia di tutti gli organizzatori, bella manifestazione che non mancherò di rifare il prossimo anno, magari facendo la lunga.

Appu nau, tziu Matta de bidda

Sharda su Pranu di Villaputzu

Sharda su Pranu di Villaputzu

E siamo di nuovo qua a Su Pranu di Villaputzu, questa è stata la mia prima esperienza escursionistica, l’ho sempre detto che questa per me sarà sempre la migliore in assoluto, non trovi particolari paesaggi o cose totalmente diverse da altre parti, ma trovi la tua famiglia con la tua casa, e non sto esagerando, tutti sono predisposti all”accoglienza, ma non perché si faccia così, ma perché intrinseco nel loro dna, il ringraziamento è dovuto sotto tutti i punti di vista, a tutti indistintamente, attru annusu.

Dopo varie peripezie  e vicissitudini stile soap opera rientra Giorgius, esattamente dopo un anno, esattamente dall’escursione di Su Pranu 2018, lui si concede solo nel Sarrabus, dopo tutto anche per lui questa è stata la sua prima esperienza escursionistica, come tutti i grandi biker si concede solo per le grandi occasioni.

Alla sua prima esperienza in assoluto anche Snoopy, in un paio di mesi ha stravolto la sua vita trasformandosi in un biker tutto d’un pezzo, affamato di nozioni e di una voglia di affermarsi fuori dal comune, le normali difficoltà di inesperienza ma un ottima base fisica non gli hanno minimamente creato problemi particolari, si prefigura una proficua carriera ciclistica.

Anche la family di Ettore e Andromeca era alla sua prima nei monti di su Pranu,  presenti anche i loro due discendenti, e visto come pedalano direi anche ascendenti,  anche Andromeca era molto discendente, anche se lei continua  a dichiararsi insicura nelle discese , ma le donne sono tutte così,  pensano di essere scarse ma non si riesce a starle dietro.

Ettore ritorna a pedalare  con continuità,  questo dopo aver risolto alcuni problemini meccanici del suo fisico, in aggiunta anche la sua nuova bici aiuta, una splendida bi ammortizzata, cerca in tutti i modi di imporsi come capo famiglia, ma tra moglie e figli la cosa gli viene abbastanza complicata, alla fine è lui ad essere aspettato.

Chi è che puo’ avere una bici nuova e nuovissimo peso corporeo se non Pesco?,  grande entusiasmo, pedala che è una  meraviglia, cosa ti manca dalla vita?, magari una crociera?, oggi ha usato solo le ridotte, per chi è un paio di anni che non lo vede penso che farà molta fatica a riconoscerlo.

Lupo invece non perde il pelo e neanche il vizio, mia madre direbbe ca esti 《sputticoscia》, sempre nel vivo dell’azione, pronto cogliere in fallo chiunque non rispetti i suoi canoni sportivi, tiene a bada il Pesco che ha sempre pronto il colpo in canna, anzi i colpi, anche per lui grossi miglioramenti, ha passato tutto l’inverno a spostare mobili e fare gradini per aumentare la muscolatura, i risultati si vedono, non prende più l’ascensore.

Mentre noi ci sollazzavamo negli irti colli de Su Pranu le nostre consorti si aggiungevano a conquistare il colle di Quirra,  niente è  impossibile per loro, la shardanite impera nel loro modo di agire, determinata ma non troppo, a volte si sanno anche accontentare, una parte si impegna al massimo per raggiungere il castello, la rimanenza copre le spalle, in modo come un’altro per imboscare la poltronite acuta.

In accomodato d’uso gratuito erano con Noi anche i due della back flip, la Rosy con lo Stefy, due funamboli della discesa, loro come tutti quelli con la bici chooper sono specializzati in quello, e ogni volta che ne capita una non si perdono in chiacchiere, poco stressati con la bici ma molto di più con il pasto, quello si che gli ha impegnati e messi a dura prova.

Era presente una rappresentanza dei cugini Tartarugoni del Monte Xena, il Mc Giovanni, Walter con il finanziario Bruno, assenza di spicco e stata quella di Andrea il logorroico, il fortissimo atleta ha dato forfait per non meglio precisate scuse.

Anche Dolianova era rappresentata, il nostro Roby portava con onore lo stendardo del Parteolla, anche per lui altra nuova esperienza, per uno di quelli che vive e lascia vivere questa è una delle sue giornate.

Luca dei pentastellati faceva parte de sa Cambarara, il nuovo gruppo Maracalagonese denominato Ajo è stato creato per soddisfare le esigenze ciclistiche del ridente paese, già messisi in luce per meriti sportivi stava a Lui dimostrare le sue doti, ma questa volta il suo compito era a tavola, il povero biker è stato in difficoltà solo al momento che doveva alzarsi dalla sedia, era talmente appesantito che le scarpe hanno avuto attimi di panico, per il resto un ragazzo da compagnia.

Esauriti  i vari preparativi pre escursione siamo partiti verso l’obbiettivo, i km non sono tanti e neanche l’altimetria è proibitiva, in pratica tutto si svolge all’inizio, una bella salita ripida con gli ultimi duecento metri più impegnativi, un cavalcata sull’altipiano e per ultimo delle belle discese , ripide e anche abbastanza tecniche, intervallate dalle solite soste di ricongiungimento e del meritato ristoro, tutto organizzato per fa si che fosse accessibile quasi a tutti con un minimo di capacità di stare in sella.

Il nostro Snoopy nonostante fosse a corto di sonno perché preoccupato per l’andamento della sua prima esperienza prendeva tutto molto seriamente, ma dimostrava di avere già una buona lena, il suo problema maggiore era la presenza di tanti bikers che lo ostacolavano nelle traiettorie, per il resto ha battiti da bradipo ed entusiasmo da vendere, è destinato a migliorare tantissimo, anche lui diventerà bastardo dentro quanto tutti quelli che non aspettano i meno bravi, e se sostituisce la sua corazzata sarà anche più forte.

Titolo di merito a NiKolino, il pikolino di casa Mitologica greca, non ha dato segni di cedimento, stare alla pari e anche davanti non è cosa di poco conto, i vari allenamenti danno i frutti sperati, man mano che crescerà sarà sempre più determinato che sarà uno spettacolo vedere i suoi miglioramenti.

Matteo invece è una certezza, fisico statuario Greco, ormoni che chiedono spazio, in pratica tutti insieme formano  una famiglia donata alla bici al 100/100, anche per lui un futuro roseo pieno di passione e divertimento.

Il bellissimo e buonissimo pranzo preparatoci dagli ottimi organizzatori era condiviso da discussioni e da simpatiche battute, anche questo sta a dimostrare che si stava in un ambiente sereno e famigliare, il tutto per far stare a loro agio gli ospiti, persone che vedi una volta all’anno e che sembrano tuoi amici da sempre, il Mitico Enrico il Grande, l’Arcangelo Guasto, persone  schiette e grandi lavoratori, non da meno tutte le altre persone che hanno contribuito a questa bella giornata di festa , la bici è la scusa per poter godere di queste compagnie.

Il nostro moto è che <<ognuno fa quello che vuole quando vuole e con chi vuole>>, ma se riesci a farlo a Villaputzu in compagnia dei tuoi compagni e degli altri gruppi ha un valore aggiunto.

 APPU NAU, Tziu Matta de bidda.

Sharda Morgongiori blues

Sharda Morgongiori blues

Addi 30.09.2018 un Maracalagonese di nome Carletto esordiva in una gara prestigiosa dopo tanto tribolare, per la sua felicità e per quella di tutti Noi, per anni ha sognato questo momento , ed è arrivato a Morgongiori, per lui è l’inizio di un gran bel divertimento.

Questa è la prima delle tante note positivi di questo periodo, la migliore di tutte è la riconferma del direttivo in blocco, con a capo su Presidenti Orrù, niente di più meritato, tre anni di ottima convivenza sociale, dove i valori principali sono l’amicizia e l’altruismo, dove l’ultimo della scala dei valori come importanza è la bici, lei è la scusa ma non è determinante per il valore della persona, tutto si fa al meglio per tutto e per tutti, cerchiamo di essere grandi quanto più semplicemente possibile, Noi siamo così.

A Morgongiori ci vogliono andare tutti, la gara piace ed è anche organizzata bene, tutti sono gentili e cortesi, con le difficoltà di questo periodo ad organizzare eventi di ogni tipo non è poco, complimenti al presidente e al suo Staff.

Anche LuLu era al suo esordio , sorridente sino alla fine, concludeva la sua fatica in ottime condizioni e col suo solito minimizzare, serio e umile come sempre, il tutto stampato in 3D come sua abitudine.

Anche Francy era all’esordio, non riguarda il pedalare ma il mangiare, lei oggi  esprimeva il suo talento culinario cimentandosi sulla creazione di una torta più unica che rara, per essere unica lo era di sicuro, ma di questo ne parleremo dopo.

Pesco non era all’esordio, ma era molto felice e contento nel tagliare il traguardo, moglie e figlio ad attenderlo e una forma strepitosa, chi vuole raggiungere un obiettivo può iscriversi alla scuola Pesco, senza andare nei dettagli posso solo chiedere quanti ci avrebbero scommesso?, merito suo di sicuro, ma mi piace   anche la partecipazione che ha avuto il gruppo nel sostenerlo e aiutarlo.

Ritornando alla torta mi arrivano notizie che qualche ingrediente era di origine edile, si  spera che la concessione sia in regola, senza si parlerebbe di abuso alimentare, altri credono che si tratti di resti di mercato, lei dice che era di mandorle e carote, per ora abbiamo dei dubbi.

Lupo perde il pelo ma non i krampi, ennesima prestazione rovinata da questo malessere fisico, sicuramente dovuto a stress, non di certo alla sua condizione fisica, in questo periodo pedala bene come non mai, ma quando c’è da fare una gara l’intoppo sono i crampi, si pensa sia una maledizione Azteca.

Stesso virus per Bisturino, pedala con ottimi risultati in allenamento ma poi la gara lo stravolge, la società gli ha messo a disposizione suor Francy, ha lei il compito di riportarlo nella giusta via, per ora è sprofondato in un torpore primaverile,  speriamo in un dolce recupero.

Nel mentre la torta è stata visionata da Azzu , il suo giudizio benevolo le stava costando molto caro, la Francy sentendosi complimentata si illudeva di essere diventata una concorrente di  bake off, al ché le prometteva tante altre belle torte da assaggiare, a questa minaccia si salvava solo offrendosi lei come prossima cuoca dolciaria.

Nik Carter si è ammalato mentre calavano le ombre della sera, a lui capita sempre così,  pessima condizione fisica a causa di un fastidioso mal di gola, questo non gli impediva la presenza e un breve allenamento, il tutto condito da piccola caduta, niente di particolare, doveva arrivare prima di Lupo ma è arrivato solo più lontano, è pur sempre una vittoria, magra ma obbiettivo raggiunto.

Vittoria in grande stile per Effeso, la sua vittoria, quella composta da entusiasmo e simpatia condita dalla presenza dei suoi amici, per lui il traguardo (e non solo per lui) è l’inizio , il divertimento non è solo andare in bici, mangiare e bere in allegria è una necessità, magari cercando di evitare quella torta di Gianni, così sembra che si chiami quella con gesso e ghiaia di suor Francy.

Gp invece gode di ottima salute, per lui periodo di transizione, va sicuramente più forte ma a volte non basta, ormai si può parlare di lui come uno con molta esperienza, finirà la stagione in crescendo e si godrà le meritate ferie.

E poi gli senti discutere (gli atleti a fine gara) sulle motivazioni per cui non vanno forte in discesa, e a quanto pare sarebbero le mogli le responsabili, ma candu mai, pitticcu su fraulongiu, ogni scusa è buona per giustificare che non sei arrivato nei primi 100.

Il giovane Lorenzo,  espressione del vivaio societario si accascia addormentato subito dopo la gara, sarà tutta colpa della gara o si può pensare a ritardi del sabato sera?, Anche per lui  solo note positive, aspettiamo la crescita. Ma nel mentre si dia una regolata alimentare.

Ritorno alla competizione per Bil Lai, i tempi non sono i soliti ma la l’impegno è sempre al massimo, sorriso   coinvolgente e rispetto ed educazione le sue caratteristiche migliori, la mancanza di tempo per allenarsi gli rende tutto difficile, ma ha la sua importanza esserci , stare nel gruppo non ha eguali.

Nel mentre la torta raggiungeva posti umidi inerenti l’immondizia, l’intento è fallito miseramente, le intenzioni erano buone il risultato un pò meno, ma è come andare in bici, cadi ma ti rialzi, alla prossima occasione la si rifà e sarà buonissima.

Prima esperienza anche per Alessandro, lui ancora non partecipa e viene anche accompagnato in carrozzina, anche lui fa parte del gruppo sin dalla nascita , senza la tutina di ordinanza vista la sua crescita costante e visti i precedenti famigliari si farà sicuramente, in quale sport non è dato ancora  saperlo, speriamo non prenda spunto dal suo mitico padre , riconosciuto ormai da tutti col nome di  polisportiva Oscar.

Anche questa volta è stata una bellissima giornata , passata in goliardia e amicizia, meglio di cosi’ non si poteva, alla prossima.

Appu nau . Tziu Matta de bidda

Shardapranzo del solstizio d’estate

Shardapranzo del solstizio d’estate

Se c’è una cosa che ci viene bene, anzi benissimo, sono i pranzi di gruppo, sono talmente richiesti che ultimamente abbiamo difficoltà a trovare locali adatti alle nostre esigenze, sarebbe una bugia dire che non siano veri e propri pasti succulenti, ogni volta diversi, ma ogni volta speciali, con un po’ di collaborazione da parte di tutta la famiglia si riesce a passare una giornata in allegria e serenità, ormai siamo collaudatissimi.

 

Il menù prevedeva antipasti di terra con pinzimonio vario, un primo col sugo di mamma Raffaela , come secondo avevamo maialetto del giorno prima e pecora alla  Moseiana condita Angelicamente, dolci a struppiarura e sindria bona, gira voce che ci fosse anche un Kalu de Crapittu.

Il sugo non è venuto bene , questo per la cuoca che lo ha cucinato s’intende (era strepitoso), secondo lei mancava del sugo fatto in casa, nonna Raffy è vecchio stampo, cucina tutto al colesterolo fuori norma, una delizia, a sapori antigu.

Anche la carne in umido era così così (sempre secondo la cuoca di turno), ma non secondo i commensali, era semplicemente strepitosa, di origini Moseiana, Angelica e celestiale, una andara e una torrara e accabbara sa pezza, quasi quasi non bastava per chi la serviva.

 

 

Anche il maialetto non scherzava, arrostito il giorno prima e servito in un letto di mirto ha il suo modo di essere apprezzato, anche quello andato a ruba.

Per i dolci non ci sono mai stati problemi, e neanche questa volta le donne non ci hanno deluso, vasta scelta e tutti contenti.

 

A completare il tutto ci ha pensato il karaoke e la voglia di divertirsi, la famiglia cresce con i giusti ritmi , ormai nessuno vorrebbe mancare, ma stabilire una data buona per tutti è impossibile anche se parti un mese prima.

 

Sono stati tre anni intensi e produttivi per la nostra associazione, niente è cambiato da quelli che erano i propositi iniziali, divertirci con le nostre famiglie facendo un pò di bici, ognuno lo fa come vuole con chi vuole e quando vuole, ognuno con i suoi  obiettivi , a nessuno è fatto obbligo di niente e ognuno vale quanto l’altro, niente di più semplice e lineare, noi siamo fatti così.

E’ stata duro ma gratificante vedere tutti contenti e soddisfatti, gioire delle soddifazioni altrui è fonte di vita, l’egoismo e la gelosia in alcuni casi rovina in altri da sensazioni uniche, per quanto mi riguarda solo gelosissimo di questo gruppo e dei loro componenti, questo senza guardarmi in giro, i confronti no mi sono mai piaciuti e meno che mai quando sono altamente soddisfatto del mio, se ho il meglio non mi preoccupo degli altri.

Appu nau, Tziu Matta de Bidda

 

Sharda point Argentiera

Sharda point Argentiera

Oggi tutti all’argentiera, in ballo il campionato sardo di mtb in gara secca della marathon, nessuno di Noi partecipa, GP e Lupo  fanno la POINT TO POINT, molte le assenze, tutte ben motivate, in tutti i casi ben consapevoli di far bene lostesso, non molti neanche gli iscritti , la solita carestia di quelli del sud a recarsi al Nord , le alte spese di carburante e il costo del pasto che lievita nella stessa maniera con cui stanno aumentando le pendenze delle salite, 15 euri per un pasto non gli avevo ancora pagati,  dall’anno prossimo ci converrà il tegamino, niente da dire invece sulla qualità e sull’abbondanza, e neanche sulla cortesia dimostrataci, organizzare non è semplice e per di più sempre costoso per tutti, speriamo in meglio.

Solita pre organizzazione del sabato per poter partire prima dell’alba, in questo siamo dei maniaci, GP e Lupo sono gli unici avventurieri, tziu Matta l’accompagnatore con l’incarico di autista, magazziniere, segretario, vivandiere, meccanico, cassiere, psicologo e prete, ogni tanto mi dedico anche alla bici.

Lupo proviene da un buon periodo di forma, pedala bene e migliora a vista d’occhio, questa è il percorso giusto per confermare certi miglioramenti, panorami da cartolina e ambiente fuori da l contesto, proprio una bella zona dove esprimersi, giornata calda ma ventilata da non farla sentire afosa, pochi i rifornimenti, in questo periodo almeno il doppio dei soliti due non guasterebbe, riuscire a fresca non sarebbe una cattiva idea, ed infatti ha chiuso la gara in tempo nettamente migliore dalle altre volte a dimostrazione che le sensazioni erano giustissime.

Per GP storia diversa, lui proviene da anni di grossi sacrifici, rinunciare alle solite feste programmate in un ambiente come Maracalagonis non è facile, li si festeggiano anche  i parenti dei santi, come il giorno prima del compleanno, altro che calendario gare , se poi ci metti che i maracalagonesi sono tutti parenti è un campionato con andata e ritorno.

Partenza alle 05.00, più o meno tre ore di macchina in tutta tranquillità, per una bella passione si puo’ anche fare, per far risparmiare energie ai ragazzi guida Tziu Matta, mentre loro sparano cavolate a pompa, già alla partenza  si sentiva un clima particolare, quando le cose le percepisci, erano un paio di gare che le gambe giravano ma la fortuna un pò meno, il premio era nell’aria, basta essere presenti al momento giusto e nel posto giusto, lui domenica c’era, non che gli cambi la vita, ma è una buona scusa per folklorire il pranzo di domenica prossima, GP è uno buono, volergli male è impossibile, lui pensa bene di tutti, un fratello.

Lupo vede grigio in ogni situazione, per lui le gare sono uno stress per tutta la settimana , come se dovesse fare e disfare non so cosa, il giorno che le prenderà con piu’ serenità ne trarrà maggiori benefici, domenica per lui è stata la gara dove ha riscosso maggiori soddisfazioni, e ne verranno delle altre.

Arrivati in perfetto orario e svolto le incombenze pre gara con il ritiro dei pacchi e dei numeri, anche qua ogni volta si cambia, cosa c’era di male prima a lasciare lo stesso numero per tutto il campionato???, si parla sempre di chi taglia e bara in mille modi , possibile che si possa aumentare il prezzo di un pasto e non poteva sostenere quello dei microchip?, possibile che nell’era delle app non ce ne sia una col satellitare, possibile che ancora oggi alcuni atleti possano sbagliare strada?, questi e alcune altre le cose da migliorare per far si che chi partecipa e chi organizza abbia ancora maggiori soddisfazioni.

Tutto secondo la prassi alla partenza, GP era talmente in forma che al primo passaggio mi ha sbalordito, lucido e veloce , era la sua giornata, finisce la gara con un ottimo tempo e con una tranquillita’ che era fuori dall’ordinario, quando è sereno da il meglio di se.

In pratica a causa dei loro miglioramenti si è andat ia pranzo con i primi, incredibile ma vero, niente pero’ faceva presagire che avesse  ottenuto l’impensabile, e meno che mai il secondo posto, solo dopo la presentazione della lista degli arrivi abbiamo potuto festeggiare la buona notizia, non che ci cambi la vita, comunque è un giusto premio a tutti i suoi sacrifici.

Appu nau tziu Matta de bidda