Una carovana multicolorata, questo è il giro di Sardegna, cosa può essere alquanto bello quanto una marea di ciclisti?, sicuramente un’altra marea di ciclisti, la bici è quello strumento che ti entra nel cuore e ti rende libero , libero di soffrire quanto decidi tu ma sicuramente di piu’ di quanto tu possa immaginarti, la bici ti rafforza e ti aiuta a superare ostacoli fisici e mentali, ti aiuta a raggiungere i tuoi livelli massimi, ti aiuta a spostare l’asticella sempre più in alto, la bici è come la vita, nuda e cruda, bella e brutta.
Nuovo giro nuova corsa, quest’anno sono riuscito a partecipare al giro di Sardegna, cosa che non ero riuscito a fare l’anno scorso per i soliti problemi d’ufficio, con me anche FuFu e il Divino alla prima esperienza, completano la squadra l’Alberto e un certo Pier Grisù prossimo M7, diretti magistralmente dallo schiavista e sfruttatore senza scrupoli Lucignolo (per qualcuno anche nostro datore di lavoro), a capo di tutto questo comunque c’è un certo Merlino mago, uno tosto tosto, ne ha per tutto e per tutti, ma se lo può permettere, la sua esperienza in merito a pochi eguali.
Eravamo pronti a lavorare ma non così tanto e in così tanti ruoli, non che la cosa ci abbia preoccupato più di tanto, siamo una bella macchina da guerra, pronti a tutto e di più, il tutto condito da sorrisi e goliardia, non che non abbiamo difetti ma la percentuale dei pregi e nettamente superiore ai difetti ma senza quelli non vai da nessuna parte, i sani difetti sono vitamina in determinati casi.
La nostra forza è nel risolvere gli imprevisti e supportarci e sopportarci, non sempre ci riusciamo ma anche in questi momenti diamo il meglio, e se poi ci si mette anche Lucifero le cose possono rischiare di capitolare, lo schiavista lo fa con noi ma anche con se stesso, lavora a ritmi sovraumana dalla mattina alla sera e questo lo porta a sbagliare in alcuni atteggiamenti nei nostri confronti, uno di questi giorni verrà papinato severamente per alcune sue reazioni inopportune, Lucignolo lavora 24 su 24 ore sino allo sfinimento, poi o crolla dal sonno oppure svalvola contro chi non dovrebbe, questo per rispetto e anche senzaperchè non c’è nessun motivo valido, lui è fatto così, quando ha qualcosa dentro si sfoga a torto con le persone sbagliate, non sarebbe Lucignolo se non fosse così, alla fine lo abbiamo anche ringraziato per questa esperienza, lui è il nostro carceriere altro che datore di lavoro, abbiamo beccato la sindrome da rapimento e custodia, ci hai trattato come muli e schiavi ma ci ha fatto vivere un’esperienza fatta di mille sfaccettature e di tanti colori, quasi tutti pastello, le carovane e le organizzazioni a qualsiasi livello vivono e si sostengono con le stesse gerarchie famigliari, non può che essere così, non puoi affrontare una settimana come questa sperando di goderti la location come se fossi in vacanza, o pensare che non devi saltare la colazione o il pranzo a discapito dell’interesse dei ciclisti e della manifestazione, o se lo pensi sei di disturbo per la qualità della famiglia.
Di Guido c’è nè uno, pieno di pregi ,con un unico neo, il figlio che è Lucignolo, un uomo tutto d’un pezzo che non fa che perderne un po’ ogni tanto con cadute rocambolesche, stramirari acuta e incoscienza giovanile lo porta a essere un po’ a rischio della sua stessa incolumità, anche lui tassello fondamentale e per molti versi insostituibile, fa piu del suo, anche la figlia risulterà speciale, ma di lei ne parlo dopo.
Anche Silvy partecipa al giro, in doppia veste, da ciclista accompagnatrice e da “fenicottero rosa”, una nobile causa che nel mese giugno la porterà a compiere il giro di Sardegna insieme ad altre sei magnifiche ragazze, tutte loro hanno avuto la sfortuna di contrarre una brutta malattia , l’hanno combattuta e sono rinate più di prima e questa manifestazione lo dimostrerà, la nobile causa che coinvolgerà le ormai famosissime ” Pink Flamingos”, sensibilizzando gli altri con l’uso della bici di cui hanno dovuto imparare a pedalare per raccogliere dei fondi da destinare a strutture e strumenti oncologici.
Rosario Poli uno di Noi, non è mai bello lasciare questo benedetto mondo, non c’è un modo migliore dell’altro, lui se ne andato durante la gara, un infarto gli è stato fatale, anche nella sua ultima gara ha lasciato un segnale di altruismo cedendo la sua camera d’aria ad un ciclista , non lo conoscevo ma la dignità dei suoi cari e dei sui amici ad affrontare questo grave lutto è lì a dimostrare che era un grande uomo.
È impossibile che un’esperienza di questo tipo non ti lasci nuove amicizie e tanti bei ricordi, se il trono sul podio se lo è preso il mitico Costanzo Andrea che non è nipote di Maurizio e di Maria, quello speciale della critica lo hanno preso i nonnetti terribili, il Caucci Luciano da Roma e dintorni con Donna Rossana Clara Porroni, splendido esempio di vita vissuta, che ancora continua con quella vivacità che molti giovani smarriscono o che non hanno mai trovato, bellissimi e simpaticissimi.
Ho potuto notare con molto dispiacere l’assenza e il coinvolgimento dei bambini ad una manifestazione come il giro di Sardegna?, Eppure è così, a nessuna delle tante partenze gli ho visti, non so il perché ma è stata una delusione, loro sono l’anima di tutti sport, la valanga multicolorata dei ciclisti si sarebbe meritata una cornice di bambini gioiosi alla partenza .
Prima tappa, c’è da oliare i meccanismi, troppi comandano e molti guardano, non funziona così, ognuno deve sapere quello che c’è da fare e se è da fare insieme, a volte uno in più è proprio in più. Se una fune sta a destra e una a sinistra ci sarà un motivo, per qualcuno non è così, meno male che Il vento in Sardegna difficilmente cambia direzione, niente di più sbagliato, in Sardegna è ballerino quanto le balere emiliane, ma sul serio qualcuno pensava che non sappiamo montare un arco?, qualcuno ci ha messo rimedio, nonostante la ruggine del primo giorno tutto procede secondo i termini e i modi previsti
Pensavamo di dover gestire solo le attrezzature ed invece lo schiavista ci imbarca su una macchina e ci ritroviamo su quella “inizio gara”, niente di più facile per gente che non lo aveva mai fatto, alla guida il Divino non ha rivali, il resto lo fanno i segnali posti dall’organizzazione, nonostante la totale inesperienza nel farlo le nostre conoscenze in merito ci hanno aiutato e tutto è andato per il meglio, la poca abitudine dei sardi alle manifestazioni di ciclismo a volte comporta delle vere e proprie battaglie per far capire che se attendono un pò non succede poi chissà che.
Ognuno di Noi ha affrontato la nuova esperienza con furore , chi nell’auto inizio gara, chi in quella fine gara, chi in quella della bolla e chi nel furgone scopa, partecipi al cento per cento , divertiti e soddisfatti, naturalmente la nostra giornata non è mai finita, si aspetta che arrivi l’ultimo partecipante e poi c’è da smontare la logistica e questo voleva dire saltare il pranzo, di certo non siamo venuti per sollazzarci nei meandri della sala di un ristorante ma almeno un panino non sarebbe stato male, anche se poi quando gli abbiamo avuti qualcuno ( il Bischero)che non era dipendente di Lucignolo ci ha detto che si rifiutava di mangiare un panino per strada, dopo aver saltato la colazione in albergo ma gentilmente offerta dal nostro schiavista saltiamo anche il pranzo.
Nel mentre la solidità del nostro gruppo si fa valere, FF dimostra a tutti la sua nell’ambito Inail, il Divino invece ha la flemma stile baronetto inglese, l’Alberto dispensa conoscenze in ogni ambito e Pier sbuffa come il draghetto Grisù che voleva fare il pompiere, Guido, il nostro uomo di esperienza, le tenta tutte per farsi del male, non sempre ci riesce ma quando raggiunge lo scopo lo fa al meglio, squartarata bestiale, coefficiente età produttività altissimo, un mito.
Silvy si occupa di altro, lei sta nei dintorni della cabina di regia, nelle stanze dove a pochi è consentito entrare , (di noi solo FU FU ha potuto sfoggiare la sua parlantina intrattenendosi per ore con le sue note vicende personali), molto importante il suo apporto per il coinvolgimento di atleti in handbike, si spera sia il primo passo per una definizione e un coinvolgimento di atleti che usano le ruote delle bici in numero e in quantità diverse dal solito ma con la medesima passione e costanza.
Mentre pensi che la tua prima giornata sia avviata al meritato riposo ecco l’imprevisto, i motociclisti della scorta mi segnalano che una ragazza brasiliana si è persa nel percorso, con loro c’è la sua compagna di avventura, lei è molto preoccupata e sconvolta da questa situazione, piano piano ma con molta difficolta riusciamo a comunicare, ci facciamo mandare la sua posizione e gli consiglio di non muoversi da li, si ritorna in pista in versione soccorso, si va alla sua ricerca con la compagna sempre più disperata, cerco di sdrammatizzare dicendogli che siamo un’isola e non può andare oltre il mare che ci circonda, essendo un estimatore della lingua portoghese la faccio anche cantare, questo la fa rilassare e con l’ausilio di qualche chiamata telefonica e una benedetta foto di un cartello stradale con km e numero della strada provinciale ove lei si trovava ci tranquillizza che era solo una questione di tempo, era sana salva e sorridente a circa 50 km da Budoni, nel punto più lontano possibile. Come primo giorno non ci si poteva aspettare di più, saltata la colazione e il pranzo, aspettiamo la cena.
Come giusto che sia abbiamo un tavolo riservato , talmente riservato che al nostro arrivo era occupato, ci mancava solo questo, io e Pier insieme siamo zolfo che basta strofinarlo per esplodere, FF ha bisogno più di tutti di nutrimento, le sue cellule vanno alimentate quanto prima, considerato anche l’effetto suolo del suo corpo e dei vermi non solitari che lo accompagnano, un altro pò e si andava a mangiare da qualche altra parte, alla fine siamo stati costretti a chiedere cortesemente a chi usurpava il nostro tavolo lo liberasse alla fine della loro cena, e gentilmente ci è stato concesso, schiavizzati e malnutriti, ma felici e contenti di poterci finalmente sedere per mangiare.
Il primo giorno finisce senza la ninna nanna per addormentarci, non c’è tempo per le chiacchere da social in questo contesto, la sveglia è alle 05.30.
Seconda tappa, è prevista la gara a cronometro, c’è da sostenere i ciclisti in partenza, il predestinato sono io, dopo tutto cosa vuoi che sia, l’ho visto in TV per centinaia di volte, non è semplice e neanche difficile, quelli bravi stanno quasi da soli, quelli meno bravi fanno di tutto per cadere per poi darti la colpa, alla fine su diverse centinaia di partenti solo uno voleva per forza cadere ma non glielo ho consentito, da menzionare l’emozione unica di sostenere Yuri Chechi, uno dei miti della ginnastica mondiale, lui era uno di quelli che stavano da soli, e vorrei vedere se non ci riuscisse lui, il Bischero ha creato tanta di quella confusione che alla fine ha dovuto abbandonare la sua postazione da primo della classe e andare a presidiare un incrocio che era già stato assegnato, di male in peggio.
La terza tappa invece che darci certezze ci scombussola ancora un’altra volta, lo schiavista cambia ancora le carte in tavola, il nipote di Costanzo ha conquistato la maglia e gli abbisogna eventuale assistenza tecnica e meccanica, anche se il Costanzo non sa neanche cosa voglia dire accetta passivamente tutte queste bellissime attenzioni nei suoi confronti, a dire la verità pariri nasciu e pesau nel ruolo di leader ma non diteglielo alle donne, per questo il divino viene trasferito all’ammiraglia Ajó e io assegnato all’auto inizio gara con alla guida Giorgia Driver.
Giorgia non vorrebbe guidare ma scelgo di stare affianco e non alla guida perché devo stare in contatto con l’auto di Pier e FuFu che non possono staccarsi più di venti minuti da noi, e anche dallo schiavista che costantemente chiede informazioni darle indicazioni sul percorso e stare attenti alle segnalazioni, cosa che lei non avrebbe potuto fare, dopo una ventina di km dalla partenza un motociclista che dovrebbe stare dietro di noi si para davanti ad un incrocio, lui ed un’altra auto ci oscurano la freccia di svolta a sinistra e andiamo dritti, dopo un po’ ci fermiamo in attesa del gruppo che non si vede, il motociclista dotato di radio capisce che siamo in errore e torniamo indietro alla ricerca del gruppo perduto.
Cosa dovrebbe fare il motociclista in questo caso?, Sicuramente aspettarci e riportarci davanti al gruppo, lui invece scappa , chiamo Lucignolo gli spiego il problema e mettendosi in contatto col giudice di gara, il trucco funziona e mi spediscono una moto con il compito di riportarmi davanti.
Stare davanti come apripista ha i suoi problemi, recuperare posizioni nei confronti di un gruppo però non alquanto facile in una strada aperta al traffico, La Giorgia Driver si appresta a fare un passaggio non proprio semplice, è vero che il motociclista ci scorta ma è anche vero che i nostri primi nemici sono i ciclisti stessi che stentano a capire che dobbiamo stare davanti, tra loro che non ci agevolano e per ben due volte delle auto poste contromano ci fermano a metà sorpasso, con l’aiuto di alcuni ciclisti e della moto al terzo tentativo riusciamo a sorpassare il gruppone.
Nella concitazione non capisco se era il nostro gruppo del Gran Giro o quello del Medio Giro che partita 15 minuti dopo di noi, per un po’ andiamo alla rincorsa di nessuno per poi convincerci che eravamo in linea con la gara, unu casinu mannu.
Tutto rimesso a posto e Giorgia Driver felice per la sua bella e difficile esperienza, non è facile tracciare il percorso ma neanche semplice anticiparlo come prima macchina, il traffico è aperto e le varianti sono tante, quando arriviamo molti volontari non sono pronti e tutto diventa complicatissimo, unica consapevolezza è mai perdersi d’animo, in certi momenti i ciclisti riescono a metterti in difficoltà con la loro velocità arrivandoti a ridosso in un batter d’occhio, ma ormai abbiamo preso confidenza col sistema, sta diventando anche divertente.
Mentre la gara volge al termine il gruppo degli schiavi dipendenti Ajó respira un po’ in attesa degli ultimi arrivati per poi dover smontare il tutto, saltare il pranzo ormai è consuetudine, non è un grosso problema anche se qualcuno che ci stava vicino ritiene che mangiare un panino per strada sia una volgarità adatta solo per noi, non sa cosa si perde.Chi invece ci ha dato enorme soddisfazione è Merlino mago, la sua totale assenza nei nostri confronti è motivo di soddisfazione, per uno che a quanto si dice vivisezioni tutto di tutti non è poco, vuol dire che abbiamo riscosso la sua fiducia, a cantu olli su meri accapiausu su cuaddu.
Nel mentre l’unico Costanzo che non è nipote di Maurizio continua imperterrito nella difesa della maglia rosa, anzi, a volte attacca pure come i migliori insegnano, Andrea è un bravissimo ragazzo che ascolta chi gli sta vicino e non ha la boria di quello che fa il fighetto perché forte in bici, leale, coraggioso, responsabile, riconoscente, birra e donne i pregi, sempre birra e donne i difetti, vai a vedere come finirà?.
La giornata della crono a squadre è la quarta è non particolarmente difficile gestirla, un paio presidiano l’arrivo e gli altri vanno alla partenza che è dislocata a Lu Impostu, vuoi vedere che oggi riusciamo a pranzare ?, niente da fare, ci rinunciamo perché decidiamo di farci un giretto in bici, perché anche noi si pedala, non ai ritmi di molti ma sempre si pedala, giornata transitoria ma sempre piena di contenuti, qualche problemino con alcuni nostri ciclisti indisciplinati che transitavano contromano dopo essere arrivati, purtroppo i ciclisti non sono tutti corretti come dovrebbero esserlo.
La quinta tappa doveva essere quella della conferma, tutto doveva filare liscio come l’olio, ci stavamo avviando alla conclusione di questa esperienza e consuetudine ci danno la scritta inizio gara con annesso lampeggiante che installiamo con le apposite ventose, peccato che alla prima curva perdiamo tutto, la vernice era talmente corrosa che le ventose non hanno aderito, il Eugenio driver non ci ha capito niente ma non serviva a niente fermarsi a raccogliere i cocci e non lo abbiamo fatto, ora ci dovevamo arrangiare con lampeggianti dei fari e a gesti.
E siccome avevo uno zainetto rosso mi sono cuncodrato una bella bandierina new style, aveva il suo perché ed è stata molto utile, forse molto di più che quei lampeggianti.
La tappa finisce male per la morte di un ciclista, l’ambiente si surgela, tutto quello che i giorni prima era entusiasmo ora è tristezza infinita, ma così è la vita, lo spettacolo non continua ma si deve andare avanti, in questo caso non è retorico dire che lo abbiamo fatto anche per lui.
La sesta e ultima gara viene svolta in forma strettamente riservata all’insegna del lutto, vista la poca roba da fare ci prendiamo il lusso di arrivare un po’ più tardi del solito, questo ci permette di iniziare a smantellare qualcosa e di fare colazione in albergo, cosa a noi normalmente proibita da Lucignolo.
Altro grande partecipante al giro il mitico Tore nazionale, Pantaniano dalla testa ai piedi, stessa fisionomia, bici uguale e molte cose che ricordano il grande Marco, il suo amore per il campione va di pari passo con la passione per la bici, anche lui difende la terza posizione nella sua categoria con tenacia, onora la maglia ed è sempre nel vivo della corsa, nel tempo libero detta i tempi ai due pischelli terribili, con lui non si scherza e non si sgarra.
Il giro non è solo competizione ma soprattutto famiglia, si instaura un rapporto di amicizia speciale, e per chi ci riesce rimarrà indelebile per sempre.
Per la cronaca il sardo Costanzo vince la gara Rosa, ma il merito va tutto al grandissimo Michael Giua, è lui ad aver tenuto a freno e coperto le spalle dell’uomo in rosa, ancora di piu’ è quello che chiudeva a chiave la porta della stanza d’albergo per non farlo andare in fuga anche la notte, complimenti ai ragazzi per quanto hanno fatto.
Si iniziano a tirare le somme, un pò sei contento e un pò sei malinconico, la sindrome di Stoccolma ti prende e non ti molla più, è stata un’esperienza positiva e piena di contenuti umani, non tutto è andato bene, ma solitamente non viene mai bene tutto, a volte siamo troppo pignoli, quando finiamo di organizzare le nostre manifestazioni siamo doppiamente contenti del nostro operato, in questo contesto le cose sono diverse, essendo dei dipendenti (secondo Bischero) ti dovresti perdere il principio del divertimento, ma non è così per NOI, abbiamo fatto le cose con professionalità e nel modo migliore possibile e ci siamo anche divertiti, abbiamo conosciuto persone speciali e non le definiamo tali pensando al valore agonistico o meno, io credo nel valore del gruppo che sa fare squadra, non riesco in una situazione diversa neanche se mi pagano, anche nel calcio il mio primo riferimento era il magazziniere, se non rispetti il magazziniere non vali niente nella vita, nella mia vita.